Il T – 17 novembre 2023

«Turismo, le scuole tecniche durino 4 anni»

«Come risolvere l’emergenza lavorativa? Come attirare personale nel settore turistico?». Domande cruciali emerse ieri mattina nel corso delle Giornate del turismo montano (Bitm), organizzate da Confesercenti del Trentino, in un panel dedicato alle nuove sfide del comparto alberghiero fra lavoro e formazione. «La sfida oggi è chiedersi perché tantissimi lavori vengono apprezzati più di questo» si interroga Francesco Faccinelli, coordinatore territoriale Apt della Val di Non. Salari bassi, turni troppo lunghi, pochi giorni liberi: questo è quello che frena i giovani a intraprendere carriere nell’ambito della ristorazione e degli alberghi. Molte cose possono cambiare partendo dalla scuola e dalla formazione di ottimi professionisti nel campo dell’ospitalità. Il contatto con gli studenti della sua scuola ha acceso in Federico Samaden, dirigente dell’Istituto alberghiero di Levico Terme, una speranza: «Credo che per questi ragazzi diventare un buon manager sia una grandissima opportunità, specialmente in un sistema come quello Trentino che è fortemente votato al turismo». Necessario per Samaden rivoluzionare l’insegnamento con l’introduzione del sistema duale, alternando momenti di lezione in aula con la formazione pratica in contesti lavorativi. Anche per Massimo Malossini, direttore generale Enaip Trentino «l’apprendimento è cambiato». «Dobbiamo stare al passo con i tempi. L’impianto della formazione va rinnovato con una scuola professionale di 4 anni che formi sempre più tecnici». Per attirare più giovani nel mondo dell’accoglienza e della ristorazione ci deve essere una sinergia fra la scuola e l’impresa. Un cambiamento della formazione che procede parallelo a un cambiamento culturale, come spiega Bruno Degasperi direttore dell’Accademia d’impresa: «Il personale deve essere visto come una risorsa, il cui benessere deve essere messo in primo piano. Devono cambiare i modelli di leadership, in grado di accogliere il cambiamento dei tempi e di valorizzare l’intelligenza collettiva». Innovazioni in grado di ovviare alla mancanza di personale e per dare nuovo impulso alla ricca realtà alberghiera del territorio. Al centro delle riflessioni di Alberto Bertolini, vice presidente dell’Associazione albergatori e imprese turistiche del Trentino, il «rapporto continuo con l’ospite». «Si deve calare la formazione nella realtà dell’azienda. Al centro il benessere del lavoratore in grado di trasmettere benessere all’ospite. Si devono sviluppare competenze nuove orientate all’empatia». Presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. «Sarò un po’ brutale – ha esordito Grosselli – Il problema della pigrizia penso non sia dei giovani che non hanno voglia di lavorare, penso sia degli imprenditori. I problemi degli alloggi per i lavoratori stagionali devono risolverli gli imprenditori. La questione degli alloggi, ad esempio, la devono risolvere gli imprenditori, una volta lo facevano.
Perché non convertono gli alberghi dismessi in ostelli per i lavoratori? Devono pagarli meglio i dipendenti: vengono chiamati professionisti dell’accoglienza ma sono pagati meno degli operai, forse
conviene ai ragazzi fare gli operai».
Pronta la risposta di Mauro Paissan, presidente di Confesercenti del Trentino: «Non è vero che le imprese non hanno fatto sforzi. C’è consapevolezza da parte delle imprese che la prima risorsa è quella del capitale umano».

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