Redditi. E’ ora di passare dalle parole ai fatti. Cgil Cisl Uil: in Trentino il reddito medio tra più bassi del nord Italia. Servono misure per alzare le retribuzioni e sostenere le famiglie
“Con un reddito medio di 23.400 euro non siamo ultimi, ma penultimi tra i territori del nord Italia. La narrazione di un Trentino benestante si scontra, dunque, con i dati sulle dichiarazioni dei redditi presentate lo scorso anno che colloca la nostra provincia fanalino di coda insieme alla Liguria per quanto riguarda il nord Italia. Particolarmente significativo resta il divario con l’Alto Adige dove il reddito medio si è attestato a 25.870. Territori simili, dove la differenza la fanno le retribuzioni e anche le misure di welfare a sostegno delle famiglie”. Ne sono convinti i segretari di Cgil Cisl Uil che non si stupiscono dagli ultimi dati. “E’ un’ulteriore conferma di una situazione già nota. Nel 2022, con l’inflazione in forte crescita e i contratti fermi, il reddito reale di molte famiglie si è ridotto e su questo c’è piena consapevolezza ormai, sicuramente a livello politico, un po’ meno su alcuni segmenti di imprese”, dicono i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. Guardando alla distribuzione dei redditi per comune i sindacati fanno notare anche che “i redditi dei contribuenti di valli e località in cui è più forte la vocazione agricola e turistica sono in evidente contraddizione col tenore di vita e ricchezza espressa da quei terrori. E’ opportuno, a questo punto, rivedere l’attuale sistema fiscale, iniquo, e la politica di sussidi e contributi pubblici e provinciali che continua a privilegiare proprio quelle categorie che dai dati dell’Agenzia delle Entrate assai poco contribuiscono, certo meno di lavoratori dipendenti e pensionati, al “tesoro” dell’Autonomia provinciale.
Cgil Cisl Uil ribadiscono, dunque, la necessità “”di fare crescere il potere d’acquisto delle famiglie di ceto basso e medio, nella consapevolezza che se mettiamo maggiore disponibilità di ricchezza su queste fasce migliorano anche i consumi, va meglio anche l’economia a vantaggio anche della fiscalità generale”.
Su questo tema però i sindacati fanno notare un certo ritardo. “Tre mesi fa si è aperto in pompa magna il tavolo sui salari. Da allora sono seguite poche riunioni, mai concrete. Siamo consapevoli che la situazione non si risolve in breve termine, anche perché chiama in causa fattori complessi, dalla produttività alle dinamiche contrattuali nazionali, alle politiche industriali. E’ ora però di cominciare a muoversi su un terreno operativo se non vogliamo che quello dell’emergenza salariale sia poco più di uno spot”.
Le tre confederazioni guardano con attenzione non solo alle dinamiche retributive, ma anche alle politiche di welfare per le famiglie. “Investire su misure di sostegno al reddito per i nuclei familiari con figli è una strategia per tutelarne il reddito. E’ ora di indicizzare l’Icef all’inflazione, superare le misure una tantum ed investire su sostegni strutturali per le famiglie con figli e sulla casa”, concludono.
Trento, 24 aprile 2024
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