Corriere del Trentino – 29 giugno 2024

Un turismo florido è un argine alle infiltrazioni della criminalità

Alotti (Uil): «Non sia una scusa per ulteriori bonus al settore»

In Trentino 1.427 alberghi attivi, sono 146 le strutture dismesse

Trento – Un appello che suona pressapoco così: «Un turismo florido è un argine alle mafie». Perché, in buona sostanza, è questo il messaggio dell’Asat, l’associazione degli albergatori. Parole che arrivano all’indomani delle rivelazioni del procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie. Il magistrato aveva parlato di un centinaio d’alberghi trentini «attenzionati» dalla criminalità organizzata.

Una notizia che non trova impreparato Gianni Battaiola, il presidente dell’Asat: «Si parla di alberghi in difficoltà, non di hotel dismessi. Il pericolo è dappertutto, non solo in Trentino — precisa — Mi fa piacere che il dottor Raimondi abbia messo in evidenza il tema. Le imprese come le nostre, dove si possono emettere scontrini con semplicità, piacciono molto alla malavita, perché il passaggio dal denaro irregolare a quello regolare è immediato». Insomma, spiega Battaiola, le attività alberghiere si prestano facilmente al riciclaggio. Questo perché la possibilità di erogare servizi in continuazione, con importi relativamente modesti e con pagamenti immediati, permette di mettere a rendita in modo molto rapido il capitale sporco. In questo, in ultima analisi, consiste lo spettro paventato da Raimondi. E gli effetti sono doppiamente perniciosi. Perché, se da un lato le infiltrazioni sono un male di per sé, dall’altro si possono mettere in moto effetti distorsivi del mercato. Per dirla con Battaiola: «Se la finalità di una struttura non è più fare impresa, fare utili, ma è un’altra, allora può “permettersi” di erogare offerte diverse a prezzi ribassati. Può spendere di più e non considerare i vincoli di bilancio». Insomma, combattere le infiltrazioni protegge le imprese oneste dalla concorrenza sleale.

Battaiola fornisce anche un identikit di chi può risultare appetibile per i traffici della criminalità organizzata: «Vanno a colpire le imprese in difficoltà e che magari non vogliono far sapere di trovarsi in questo stato. Offrono soluzioni ai problemi finanziari». Cioè saldare i debiti ed evitare l’insolvenza oppure fornire quegli stessi capitali a cui è negato l’accesso: «Poniamo il caso di un albergatore che, in difficoltà, non riesce a pagare le rate del prestito con la banca — spiega Battaiola — Costui viene declassato e avrà più difficoltà ad accedere al credito. Di conseguenza dovrà cercare qualcosa di diverso. Questi arrivano con la valigetta piena di denaro. E il problema è sempre da dove questo denaro proviene». Quindi, appunto, il fenomeno non investe tanto gli alberghi dismessi da rilanciare, quanto quelli ancora in attività ma in crisi. Dove? «Credo che la malavita vorrà cercare destinazioni floride in cui si possono fare utili senza dare nell’occhio — prosegue — Se in una zona depressa un albergo fatturasse troppo, attirerebbe l’attenzione della procura e verrebbe immediatamente scoperto».

Dunque — conclude Battaiola — se le aziende sono in salute, questo è il primo argine alle infiltrazioni: «Il Trentino può essere un territorio solidale, in cui costruire reti tra le imprese, la Provincia e gli istituti bancari. Ci deve essere la consapevolezza di un sistema che può aiutare e a cui le imprese possono riferirsi».

Sull’analisi del fenomeno, il segretario della Uil Walter Alotti è sostanzialmente d’accordo: «Vengono dove c’è grasso e ricchezza e il turismo è prospero dalle nostre parti — dice — Non credo che siano interessati alle strutture dismesse, quanto a quelle che possono avere problemi di credito per mancato funzionamento o per assenza di ricambio generazionale. Spesso se i figli non rilevano le attività dei genitori, non vengono fatti più investimenti. E quindi possono essere preda del riciclaggio. Bisogna stare attenti quando una famiglia decide di smettere». Per cui prosegue Alotti, per dare un’ulteriore freno alle infiltrazioni: «Sarebbe giusto, visto che il credito ha ripreso la sua funzione, che le banche agevolino i prestiti». Ma, il segretario avverte: «Il monito è che questo non diventi una scusa per continuare a chiedere sussidi a pioggia alla Provincia e al pubblico. Il settore alberghiero ha fatto grandissimi profitti e il turismo è il comparto più sostenuto insieme all’agricoltura».

In Trentino ci sono, al 2023, 1.427 esercizi alberghieri per un totale di 90.569 posti letto (dati Ispat). Per cui, stando alla stime del procuratore Raimondi, circa il 7% sarebbero le strutture su cui ci sono stati interessamenti sospetti. Peraltro, il numero degli esercizi è in sostanziale decrescita dal 1985 a oggi. Allora infatti ce n’erano 1.847. Il 2022 segna la cifra più bassa, con 1.420 esercizi aperti. Quell’anno si contavano anche 143 strutture dismesse. Ora la Provincia comunica che sono salite a quota 146. Lo scorso aprile il Consiglio provinciale ha approvato con voto bipartisan la proposta dell’assessore Mattia Gottardi di metterne alcune a disposizione del personale in servizio nel turismo.

 

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