11 novembre 2016 – Corriere del Trentino
Caso Sait, bufera sulla Cooperazione
Contestati gli esuberi e le modalità di annuncio. I confederali : «Via Segantini da risorsa a problema»
L’annuncio di 130 esuberi al Sait non è passato inosservato, nonostante sia stato dato nel giorno della «valanga» Trump.
È il livello confederale di Cgil, Cisl e Uil a intervenire per dire non solo che il piano di licenziamenti «è inaccettabile». Per Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti «la cooperazione, da risorsa, sta diventando un problema».
Lo stesso Ugo Rossi, pur assicurando l’intervento della Provincia, non nasconde una certa irritazione. «Auspico che quei numeri possano essere rivisti» afferma il governatore. Dal settore privato è Roberto De Laurentis a osservare che «se resta così la cooperazione non andrà più da nessuna parte». Sono nubi di burrasca quelle che si addensano sopra la dirigenza Sait.
La versione che circola nell’ambiente sindacale fuori dall’ufficialità è la seguente: «Dalpalù non ne ha azzeccata una. Quando si è capita l’aria che tirava l’ex direttore Pavana è stato sostituito con Picciarelli, ex Esselunga, chiamato per fare quello che sta facendo: tagliare teste. La prima a cadere, però, dovrebbe essere quella del presidente Dalpalù».
Pomini, segretario generale della Cisl, la sigla più rappresentata in Sait, è durissimo.
«La dirigenza si è presentata dicendo che le cose vanno male e che quindi 130 lavoratori saranno licenziati. La dirigenza, però, non pare intenzionata a pagare il conto delle scelte che ha fatto e che hanno portato a questo punto. Mi pare che Dalpalù fosse in corsa per la presidenza di Federcoop prima di incappare in qualche problemino, però è rimasto al suo posto. I numeri che sono stati prospettati sono inaccettabili».
Questa volta, l’indice è puntato verso l’intero modello cooperativo. «Diciamocelo onestamente — attacca il segretario della Uil Alotti — della Cooperazione in Trentino si può parlare solo quando le cose vanno bene. Ma le cose non vanno bene. Ricordiamoci cosa è successo con la cantina Lavis, cosa sta succedendo con le Rurali, i problemi nel terzo settore. La cooperazione da risorsa di questo territorio si sta trasformando in problema. Domani (oggi per chi legge, ndr) era già in programma un incontro con il neopresidente Fezzi. Gli chiederemo conto di quello che sta succedendo, come ne chiederemo all’assessore competente in materia di cooperazione (Mellarini, ndr) visto che la Provincia ha un compito di vigilanza sulla cooperazione. A parte i numeri, inaccettabili, qui si pone ormai un problema politico».
Forte irritazione traspare anche dalle parole del segretario della Cgil. «Credo che dalla cooperazione ci dovremmo aspettare un di più di attenzione quando si parla di lavoro, non un di meno. Invece, ci si limita a comunicare alle parti sociali che ci sono 130 esuberi, senza nemmeno spiegare nel dettaglio quali sono i problemi, quale il piano di rilancio, quali le possibili ricollocazioni. Ho trovato più attenzione nel privato e questo è grave. Ricordo per altro che Federcoop ha firmato con noi un protocollo in cui si impegna a ricollocare nel mondo cooperativo eventuali esuberi». «Già si capisce — incalza Pomini — cosa si aspettano: che la Provincia risolva il problema con i soldi dei cittadini, ma non può essere così».
Rossi, infatti, mette le mani avanti. «L’assessore Olivi (lavoro, ndr) si è già attivato per cercare di verificare quali strumenti la Provincia può mettere in campo per fare la sua parte, ma non potranno essere diversi da quelli che utilizzeremmo per qualsiasi altra azienda. Credo che la cooperazione per prima possa fare uno sforzo per rivedere la portata degli esuberi annunciati».
Mauro Fezzi, dal canto suo, prova a difendere come può la Federazione. «In questi ultimi anni, abbiamo cercato di resistere alla crisi attingendo a risorse del movimento. Purtroppo ora non ce la si fa più». Il presidente ricorda il protocollo evocato da Ienesselli, ma non dà speranze. «La crisi non ha investito un solo settore. La disponibilità a ragionare di ricollocazioni c’è, ma l’impossibile nessuno è in grado di farlo». Da sempre critico con via Segantini, De Laurentis ricorda che «in questi anni di crisi, senza le agevolazioni di cui gode la cooperazione, gli artigiani hanno ricorso il minimo possibile al licenziamento». A suo giudizio, è il modello cooperativo a non reggere. «Non è possibile stare sul mercato quando ogni decisione deve essere presa da tutti i soci che spesso mancano delle competenze per decidere. I tempi diventano quelli della politica, le cose vanno male e, alla fine, i risultati sono questi».
Scarica il pdf: caso-sait-art-111116
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