Corriere del Trentino – Domenica 8 Settembre 2024

Lavoro, salari alti per la produttività

Trento e Bolzano sotto la media di giornate retribuite. I sindacati: «Più contratti stabili»

Mario Parolari

TRENTO — Se la produttività traina gli stipendi del Trentino-Alto Adige al secondo posto in Italia, stagionalità e precariato affondano Trento e Bolzano nella parte bassa della classifica.

È quanto emerge dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato, elaborata dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre (Cgia). Secondo lo studio, la maggiore produttività garantirebbe al nord stipendi più alti del 35% rispetto al sud. La ragione principale dietro a questo divario, spiega Cgia, è la produttività, ovvero il valore aggiunto in euro per ora lavorata. In Italia, il Trentino-Alto Adige è secondo solo alla Lombardia, e ha la variazione più alta rispetto al 2011. La nostra regione segue la Lombardia al secondo posto anche per retribuzione media giornaliera (99,33 euro).

Nonostante ciò, le province di Bolzano e Trento si sono classificate rispettivamente 11esima e 39esima per retribuzione media annua. Giornalmente, Bolzano pagava in media 106,18 euro la giornata lavorativa, contro i 91,54 euro della paga media dei lavoratori trentini. I dati provinciali riflettono infatti un minor numero di giornate retribuite, attorno a una media di 235 sia per Bolzano che per Trento, contro una media di 253 giorni al nord. Con questo dato, entrambe le province rimangono fuori dalla top 50 italiana, venendo surclassate anche da province del sud.

«Sia nel turismo che nell’agricoltura alcuni mesi l’anno non c’è lavoro — spiega Walter Alotti, segretario Generale Uil Trentino — C’è tanta occupazione povera e legata alle stagioni, soprattutto in Trentino. Nel turistico chiudono tre, quattro mesi l’anno e hanno molti contratti part-time. Mentre in Alto Adige cercano di allungare i tempi di occupazione, da noi gli albergatori sono più remittenti ad allungare le stagioni e a rendere fissi i dipendenti. Avrebbero minor difficoltà a reperire manodopera durante la stagione».

Secondo Cgia, oltre ai tantissimi stagionali e all’economia sommersa, tra i fattori che influenzano il basso numero di giornate lavorative ci sono anche il precariato e i lavoratori intermittenti. «C’è un ricorso elevato alla somministrazione, che non dà stabilità all’impresa, e anche il tempo determinato è in aumento — spiega Michele Bezzi segretario generale Cisl Trentino — Quando le imprese ricorrono più ad assunzioni a termine prevale un aumento di incertezza rispetto ai mercati. Va potenziata la contrattazione territoriale di secondo livello. È l’unico strumento per riuscire a dare ossigeno ai lavoratori e premiarli, ma anche aiutare l’impresa a crescere».

 

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