Il Corriere – Martedì 26 Settembre 2024

I sindacati: «Aumentare i contratti pubblici»

Le reazioni

 

«La Regione deve intervenire sui contratti pubblici e sulle pensioni». Il grido dei sindacati regionali si alza unanime una volta visti i dati sul gender gap nelle retribuzioni e nelle pensioni presentati dall’Inps. «Per migliorare la situazione bisogna cercare di passare attraverso una contrattazione collettiva per i miglioramenti stipendiali — dice la segretaria della Cgil Alto Adige Cristina Masera —. Le donne di solito sono quelle che hanno meno superminimi e contrattazioni individuali».

Una delle soluzioni che la Provincia di Trento potrebbe applicare, suggerisce il segretario della Cgil Trentino Andrea Grosselli, è l’aumento dei contratti pubblici, i quali sono inferiori alla media nazionale: «Le donne di solito lavorano in settori con una produttività bassa e per questo motivo il gender gap è maggiore. Il lavoro pubblico, nel quale sono impiegate tante donne, potrebbe compensare questa differenza».

Ma uno dei grandi problemi è che spesso le donne scelgono (o sono obbligate) a svolgere lavori part-time perché devono occuparsi dei figli e degli anziani. «Questo le allontana dal lavoro — dice il segretario della Uil Walter Alotti —. Part time e settore dei servizi con bassa retribuzione sono problematici per le donne, che rischiano una pensione più bassa rispetto agli uomini. Servirebbe lavorare di più a livello provinciale sul settore del welfare».

Ma il problema non è insito solo nel part-time. Spesso i lavori femminili sono più precari rispetto a quelli maschili, il che significa che le donne accedono più frequentemente alla disoccupazione rispetto agli uomini. Questo comporta retribuzioni medie più basse.

«Bisognerebbe proprio lavorare ad una maggiore parità complessiva — sostiene Barbara Poggio, sociologa e prorettrice alle Politiche di equità e diversità all’Università di Trento —: partire dall’orientamento alle professioni, quindi evitare che ci sia una segregazione occupazionale formativa. Poi tutto il tema del supporto di welfare che però non vuol dire dare più strumenti alle donne per conciliare casa e lavoro: servirebbe favorire i congedi parentali».

L’assessore regionale alla previdenza sociale Carlo Daldoss ha voluto ricordare l’impegno della Regione nel riconoscere e sostenere il lavoro di cura non retribuito (ad esempio il contributo sia per la previdenza obbligatoria che per quella complementare nei periodi dedicati alla cura dei figli fino al terzo anno di vita) e ha affermato che «nei prossimi mesi la Regione si impegnerà su politiche che offrano anche concrete soluzioni per ridurre queste disparità, garantendo un futuro previdenziale più equo per tutte e tutti».

Alotti da questo punto di vista ha una proposta: dato che il governatore altoatesino Arno Kompatscher sta pensando ad un’integrazione delle pensioni minime provinciali, «anche noi in Trentino potremmo ragionare così visto che abbiamo abbastanza risorse e credo sia finito il tempo di dare contributi al turismo e all’alberghiero. Serve cominciare a pensare anche al welfare».

 

Scarica il pdf: CORRIERE ART previdenza 260924