Corriere del Trentino – Venerdì 25 Ottobre 2024

I sindacati: «Buona l’iniziativa ma servirebbero programmi anche per i migranti sul territorio»

La proposta di formare 300 lavoratori argentini di origine trentina

 

Trento – Il piano provinciale non scontenta i sindacati, ma si può e si deve fare di più. L’idea è quella di formare 300 lavoratori argentini, ma di origine trentina, nel loro Paese, per poi assumerli nelle imprese territoriali del turismo, dell’artigianato e dei pubblici esercizi in modo da contrastare il calo demografico. «Penso che, come tutti i progetti che in maniera regolare, garantiscono rapporti di lavoro e una mobilità sociale e geografica, sia positivo — ha detto il segretario generale della Cgil Trentino Andrea Grosselli — soprattutto perché sappiamo che dobbiamo affrontare un inverno demografico, con tutti i rischi che questo comporta per la mancanza di forza lavoro».

Anche il segretario generale della Cisl, Michele Bezzi, è favorevole all’idea per contrastare la mancanza di lavoratori, ma si chiede perché non si possano portare avanti iniziative del genere anche con i migranti sul territorio: «Non esistono programmi provinciali qui. Qui ci sono tanti ragazzi che non possono essere ignorati e solamente parcheggiati qua. Di qualcosa dovranno pur vivere e magari diventano appetibili per la criminalità e per il lavoro vero. Bisogna fare un ragionamento scevro dalle varie ideologie nell’interesse della collettività e del mondo del lavoro».

Anche Grosselli condivide questa linea: «Noi dovremmo essere in grado di fare innanzitutto uno sforzo per regolarizzare quelli che sono già qui». Poi ha aggiunto: «Questo tipo di iniziative dovrebbero aprirsi ad altre realtà internazionali, partendo dai Paesi vicini a noi. Non vorrei che questa idea si trasformasse in un progetto che offre condizioni attrattive solo a chi ha una determinata religione oppure solo a chi ha discendenti trentini». Ed è proprio questa la linea dettata dalla Provincia. Il bacino dei lavoratori dal quale attingere infatti sarà quello degli emigrati trentini all’estero (oriundi e di prima generazione).

«Va benissimo andare ad ingaggiare lavoratori in Paesi esteri, e anche i fondi interprofessionali hanno avviato sperimentazioni di questo genere» — ha commentato il segretario generale della Uil Trentino Walter Alotti — «Mi sembra sbalorditivo però andare a cercare la parentela. Che un ente pubblico faccia una selezione di questo tipo è una decisione non condivisibile».

 

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