Corriere del Trentino – Sabato 30 Novembre 2024
In piazza contro la legge di stabilità: «Qui per dare voce a chi lavora»
Economia | Grosselli (Cgil): «Costo della vita schiacciante». Alotti (Uil): «Soddisfatti dall’adesione»
TRENTO – Bandiere, slogan, musica e grida d’allarme. Circa duemila lavoratori trentini hanno risposto all’appello alla mobilitazione lanciato da Cgil e Uil su tutto il territorio nazionale. E che ha coinvolto anche le vie del centro storico di Trento.
Tanti i manifestanti, dei settori pubblici e privati, che hanno incrociato le braccia per protestare contro la legge di bilancio del governo Meloni.
«Questo è un momento di partecipazione democratica — spiega il segretario della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli —. Siamo qui per dare voce a chi lavora, a chi con le proprie tasse sostiene il Paese. Ma soprattutto a chi ha sempre meno voce perché schiacciato da un costo della vita sempre più insostenibile».
Il corteo è sfilato da via Verdi per transitare lungo via Rosmini e arrivare sotto le sedi di Provincia e Commissariato del governo. Al centro della manovra non vi è nulla che non contenga, secondo i sindacati, risposte per le emergenze del paese: dal bassi salari alla sanità pubblica, passando per l’istruzione e il modello fiscale.
«Siamo soddisfatti per la nostra piazza e per le altre su tutto il territorio» — commenta il segretario Uil provinciale, Walter Alotti —. «Il governo non ha voluto toccare gli extraprofitti delle banche ma ha messo le mani nelle tasche di lavoratori e pensionati. Oggi la Cisl non è con noi perché ha scelto una linea politica diversa. Ci auguriamo che anche loro si rendano presto conto della necessità di avere risposte importanti».
Tanti i cartelli che hanno fatto il giro delle vie del centro da «basta chiacchiere» a «chiediamo subito recupero potere d’acquisto». Molti i docenti che hanno chiesto rispetto per la professionalità e «dignità perché le risorse si continuano a tagliare».
Non sono mancati infine gli slogan rivolti direttamente ai politici rimasti con un chiaro slogan: «Il governo deve smettere di approvare decreti per aiutare i furbi ed evasori». Si è trattato di uno sciopero generale che non è stato un stop di 8 ore per tutti i settori privati e pubblici, ad eccezione dei trasporti, tranne i treni, dove è stato di 4 ore.
Buona l’adesione nelle maggiori aziende metalmeccaniche della provincia con punte anche del 90% in produzione come alla Siemens (95%). «La situazione è sempre più complicata — conclude la deputata dem, Sara Ferrari —. Mancano soldi per la scuola e per la sanità. Gli stipendi invece che aumentare continuano a diminuire».
Scarica il pdf: CORRIERE, IL T ART sciopero 301124
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