26 novembre 2016 – Trentino, Corriere del Trentino
Sait, ancora una fumata grigia
L’incontro tra sindacati e azienda è finito con un nulla di fatto. Lunedì assemblea dei lavoratori
Fumata grigia al Sait. Ieri l’incontro tra sindacati e azienda non ha portato a grossi passi in avanti sui 130 esuberi dichiarati dal Consorzio. I sindacati, rappresentati da Roland Caramelle della Filcams Cgil, Walter Largher della Uiltucs e Lamberto Avanzo per Fisascat Cisl, ieri hanno incontrato i rappresentanti del Sait e dello studio di consulenza Elco per capire come l’azienda sia arrivata a determinare il numero degli esuberi.
Il Sait, però, non si è scoperto molto e ha anzi spiegato che non intende avviare trattative e scoprire le proprie carte prima della scelta, da parte del sindacato, della procedura da seguire. Una risposta per certi versi non molto tranquillizzante per i lavoratori. Infatti l’azienda sembra tenere in considerazione solo due strade: la cassa integrazione straordinaria e la mobilità.
Messi alle strette, i lavoratori preferirebbero ovviamente la cassa integrazione perché in questo modo i lavoratori in esubero resterebbero all’interno dell’azienda per almeno un anno, mentre con la mobilità verrebbero subito messi fuori. Ma i sindacati non avevano nascosto l’obiettivo di ridurre il danno attraverso il ricorso ad altri ammortizzatori sociali come il contratto di solidarietà e i prepensionamenti. Il Sait, però, ha fatto capire che il contratto di solidarietà non è possibile e che i prepensionamenti possibili sono al massimo 25. Quindi non sarà possibile eliminare gli esuberi. E’ chiaro, comunque, che ci sarà una trattativa serrata.
Largher spiega: «Noi non avevamo il mandato dei lavoratori per scegliere le procedure da seguire. Volevamo avere dall’azienda i dati in base ai quali erano giunti al calcolo dei 130 esuberi, ma su questo c’è stata chiusura. Adesso lunedì andremo in assemblea con i lavoratori per decidere cosa fare. Martedì, poi, incontreremo i capigruppo in Consiglio provinciale».
Duro anche Caramelle: «Il presidente Dalpalù si era assunto l’impegno davanti alle organizzazioni sindacali e alla delegazione dei lavoratori di portare analisi trasparenti. Oggi (ieri ndr), non solo mancavano i dati; mancava anche lo stesso presidente che si è presentato all’incontro solo alla fine. E non c’era neanche il direttore Picciarelli. Non è un bel segnale. La richiesta di ridurre di 130 unità la forza lavoro per noi resta inaccettabile. Dal nostro punto di vista non solo non c’è ragione di tagliare 130 posti di lavoro, ma ci possono essere margini nel prossimo futuro anche per ampliare la quantità di lavoro e dunque di occupazione, se dovesse concludersi il passaggio di Coop in Sait, come abbiamo appreso da indiscrezioni apparse sulla stampa».
Secondo il segretario Filcams, infatti, il passaggio del magazzino Superstore sotto Sait porterebbe ad un incremento notevole di lavoro: «Se questo scenario si concretizzasse si amplierebbe la possibilità occupazionale e ci sarebbero margini anche per riportare sotto la gestione diretta quei lavoratori che oggi operano su appalto esterno. Siamo sempre stati contrari a lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, perché la cooperativa paga i lavoratori molto meno degli addetti Sait. Non è accettabile che dietro il disegno di snellire il personale ci possa essere la volontà di aumentare i carichi di lavoro alle esternalizzazioni già presenti».
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