27 novembre 2016 – Trentino
«Caro affitti, intervenga l’ente pubblico»
In città canoni in crescita del 6 per cento e la Uil tuona: «Si faccia partire l’atteso fondo di garanzia»
«Dopo l’allarme delle associazioni di solidarietà sociale, del sindacato e delle stesse associazioni di categoria delle imprese immobiliari, sull’enorme numero di appartamenti sfitti in Trentino, oggi giunge la brutta notizia che nel Nord Est d’Italia, con solo Trieste (+10,3%) subito avanti, Trento (+6,3%) guida il rialzo dei canoni d’affitto residenziali. Il dato viene reso noto dal Rapporto sulle locazioni 2016 del network “Solo affitti”, elaborato in collaborazione con Nomisma» osserva Walter Alotti, segretario generale della Uil.
«Se l’assessore Daldoss ed Itea hanno cominciato a sbloccare, ristrutturare e riassegnare almeno i cosiddetti “alloggi di risulta” pubblici, tornando ai numeri di un lustro di tempo fa, lo stesso Assessorato provinciale e quello del Comune di Trento non hanno assolutamente attivato processi di informazione e attuazione di incentivi per liberare il mercato privato dell’affitto.
Una situazione scandalosa che la Uil ha rimarcato più volte nel tempo sollecitando Daldoss ad avviare, almeno sperimentalmente, il Fondo di garanzia per l’affitto, varato un paio di anni fa e finito nell’oblio e di cui si ricomincia a riparlare adesso, dopo che se ne erano perse le tracce. Vedremo se nelle misure previste dalla Legge di Stabilità 2017 “in nuce” sarà finalmente ricompreso anche il rilancio di questo strumento, che per la Uil potrebbe essere, se non la soluzione, almeno un tentativo per rimettere sul mercato i tanti alloggi sfitti dei locatori privati e provare a calmierare il mercato, allargando l’offerta di alloggi.
Il Sindacato chiede anche l’attivazione del Comune di Trento e degli altri Municipi delle altre città ad alta densità abitativa trentine per la promozione del rinnovo, urgente, anche dei “patti in deroga”, previsti già dalla Legge dell’equo canone, fra associazioni dei proprietari e degli inquilini, interessanti per la possibile moderazione dei canoni d’affitto e per le diverse agevolazioni fiscali (cedolare secca) che ne possono derivare. L’insistenza del sindacato rispetto alla tematica dell’edilizia pubblica e della casa deriva dalla vicinanza ai lavoratori e pensionati che vivono l’emergenza casa, in tempo di crisi in modo particolare» conclude Alotti.
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