18 gennaio 2017 – Corriere del Trentino
Si è suicidato in carcere Carlo Helt. La faida con il clan rivale. Il tragico epilogo a Vicenza. Il quarantenne roveretano era stato protagonista della sparatoria di Zanè
Si è tolto la vita nella sua cella del San Pio X a Vicenza Carlo Helt, il sinto 40enne di Rovereto che per rivendicare un’offesa ai propri morti il 23 giugno scorso, in un piccolo accampamento di Zanè, avrebbe aperto il fuoco a bruciapelo contro Davide e Vianello Kari del clan avverso, uccidendo il primo e ferendo il fratello.
Il trentino, conosciuto come Zan, si era subito dato alla fuga, sparendo dalla circolazione. Almeno fino a quando, ad ottobre, si era costituito ai carabinieri di Gorizia: sapeva di essere ricercato, di avere un’ordinanza di custodia cautelare sul groppone. Da allora Helt si trovava in carcere a Vicenza. Accusato di omicidio e di tentato omicidio pluriaggravati ma pure di ricettazione e porto dell’arma usata, una Bernardelli calibro 9 risultata rubata. Nei giorni scorsi il pm Alessia la Placa aveva chiuso le indagini nei suoi confronti, ma anche degli altri quattro — la mamma Lucia, i fratelli Davide e Fulvio e il cognato Paradise Kari — che per l’accusa avevano preso parte all’agguato mortale, per rivendicare quella bestemmia contro i loro morti. Un’offesa considerata grave, da lavare con il sangue. Carlo Helt aveva anche intenzione di farsi sentire dal pm, tanto che il suo legale, l’avvocato Elisabetta Costa, avrebbe depositato a giorni la richiesta. Ma il 40enne, che si trovava nel reparto a regime chiuso, considerato un detenuto di difficile adattamento, ha deciso di farla finita, usando un pezzo di lenzuolo come cappio alle sbarre della finestra.
La tragedia si è consumata nella tarda serata di lunedì e nonostante il tempestivo intervento della polizia penitenziaria non c’è stato nulla da fare. «Non accadeva dal 2013 — fa sapere Leo Angiulli, segretario generale della Uil penitenziaria —: i colleghi in più occasioni sono riusciti a salvare vite umane, anche lunedì è stato fatto il possibile ma purtroppo senza esito». Helt, padre di famiglia, ha lasciato anche un biglietto di addio nella cella, indirizzato ai suoi cari, per quanto, stando ad indiscrezioni, non sarebbe apparso così comprensibile.
Ad accusarlo di essere stato l’autore materiale del delitto erano stati i suoi stessi parenti, finiti a loro volta indagati. Gli Helt, così come confermerebbero i tabulati telefonici, si erano dati appuntamento a Zanè, per farla pagare ai Kari. «Avete bestemmiato contro i nostri morti e ora io vi devo ammazzare» avrebbe annunciato Zan. Così avrebbe preso la pistola dalla borsa della madre Lucia, presente con gli altri due figli e il cognato, e avrebbe sparato. Due colpi, all’indirizzo di ciascuno dei fratelli. Davide Kari è morto subito, il fratello Vianello, sopravvissuto, ha riferito ai carabinieri che a colpirlo era stato Carlo (sull’arma c’erano le sue impronte). Versione confermata anche dagli altri Helt della spedizione punitiva, scarcerati dal Riesame ad eccezione della donna.
Scarica il pdf: Helt ART 180117
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