6 febbraio 2017 – Corriere del Trentino Imprese

Walter Alotti: «Risorse a chilometro zero, solo così usciremo dalla crisi»

Come ad ogni inizio d’anno siamo travolti da una mole di dati e statistiche sullo stato di salute dell’economia globale e locale, nonché sull’andamento della congiuntura economica, internazionale, europea, regionale e provinciale.

Per quanto ci riguarda, si ripropone la fotografia di una Regione Trentino Alto Adige/Südtirol che presenta indici di benessere, di occupazione e di sviluppo ancora una volta migliori rispetto al resto del Paese Italia.

Una fotografia, però, che presenta segni e contorni diversi tra Sudtirolo e Trentino; due realtà accomunate da competenze autonomistiche forti e particolari, ma legate a mondi e modelli diversi: una all’area tedesca, a quel modello e ciclo economico da qualche anno vincenti; l’altra ancorata al mondo italiano e a un’economia ancora impantanata in una stagnante crisi. Di più: la lettura degli stentati indici di crescita dipingono un Trentino a rimorchio delle altre regioni del Nordest.

Eppure alcuni dei motori di sviluppo e di crescita sono eguali al vicino Alto Adige. Riguardo ad innovazione sociale e ricerca, ad esempio, gli investimenti in Trentino sono stati più massicci e insistenti e hanno dato risultati anche soddisfacenti. Permane però un gap economico, più probabilmente culturale e psicologico, che si fatica a colmare, pur in presenza di un grande sforzo da parte di tutti i soggetti in campo: istituzioni, politica e parti sociali.

La Uil del Trentino da tempo ritiene necessario un ripensamento e un confronto serio fra i protagonisti dell’Autonomia. Occorre riflettere da un lato sulla individuazione delle risorse disponibili e maggiormente sfruttabili, dall’altro su un possibile progetto di sviluppo moderno, funzionale sia al superamento del problema ineludibile dell’invecchiamento della popolazione, sia a garantire la coesione sociale e una crescita economica compatibile. Possibilmente «felice».

Noi crediamo che i settori forti in cui il Trentino può riaffermare oggi la propria forza e su cui scommettere per il futuro siano l’energia, il turismo, la cura della persona, l’ambiente e la conoscenza. L’intreccio intelligente di queste potenzialità, favorito e rilanciato da una nuova declinazione e attuazione della Autonomia speciale, maggiormente improntata a responsabilità sociale e apertura mentale, potrebbe far scattare quei meccanismi virtuosi che già nel dopoguerra sono stati la molla dell’emancipazione dalla povertà, dall’emigrazione e dal sottosviluppo.

La forza del Trentino risiede nell’attenta gestione delle nostre risorse a chilometro zero: le uniche che ci possono permettere di superare lo choc derivante da una globalizzazione senza regole e da un ciclo economico negativo ormai decennale. Esso ha coinciso peraltro con un eccessivo assistenzialismo distributivo e con un’involuzione del sistema creditizio trentino da cooperativo a societario, con l’evidente collasso di uno dei pilastri tradizionali su cui si è fondata l’economia locale: la Cooperazione. Una crisi patologica di un modello economico e di sviluppo non più riproponibile, aggravato dall’irrompere dell’intelligenza artificiale. Cambierà radicalmente il panorama delle professioni e dei mestieri, con un pesante costo occupazionale di cui già s’intravedono i primi segnali.

Il sindacato dovrà fare i conti con una nuova società caratterizzata da un prevedibile aumento delle disuguaglianze: suo compito dare voce, prospettiva e dignità a chi vive del proprio lavoro. Secondo il dettato costituzionale, «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Walter Alotti

Segretario Uil del Trentino

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