22 marzo 2017 – Trentino, Corriere del Trentino
Esuberi Sait, accordo firmato
In «cassa» utilizzabile il Tfr Intesa alla fine unitaria, ma la Filcams Cgil stava facendo saltare il tavolo
Firmato unitariamente ieri in serata l’accordo fra i sindacati e il Sait, che prevede 130 esuberi, ma inizia con 12 mesi di cassa integrazione straordinaria. Al Servizio lavoro, dopo l’inizio dell’incontro alle 14.30, la discussione finale si è impantanata a causa dell’opposizione della Filcams Cgil, che rischiava di far saltare tutto l’accordo. Alla fine però ha prevalso il buon senso e l’intesa è arrivata.
Si chiude così una partita iniziata ufficialmente nella prima decade di novembre, quando il presidente del Sait, Renato Dalpalù, e il direttore Luca Picciarelli avevano fatto l’annuncio choc: 130 esuberi fra i dipendenti del consorzio che si occupano di magazzino e uffici, mentre non si toccano i circa 250 addetti dei punti vendita. In tutto la forza lavoro è composta da 650 unità. Solo di recente si è appreso che i tagli saranno ripartiti equamente, 65 fra i magazzinieri, 65 fra il personale in ufficio.
L’assemblea dei dipendenti in forma unitaria aveva già dato mandato ai sindacati (Filcams Cgil, Uiltucs e Fisascat Cisl) di raggiungere un accordo per 12 mesi di cassa integrazione pri
ma della messa in mobilità. A fine della scorsa settimana però c’era stata una presa di distanza fra Cisl e Uil da una parte e Cgil dall’altra, più intenzionata a rimanere su posizioni di lotta.
A quanto pare ieri stava per accadere l’irreparabile: l’azienda avrebbe riesposto il testo dell’accordo con alcune variazioni, poi la Filcams Cgil, con il segretario Roland Caramelle, avrebbe chiesto che la cassa straordinaria fosse impostata «a rotazione» almeno per i dipendenti del magazzino. In realtà a questa richiesta era già stato detto no nel recente passato: il Sait nel primo trimestre della cigs un po’ alla volta vuole mettere in cassa a zero ore proprio coloro che saranno destinati al licenziamento, senza mescolarli con chi rimarrà. Caramelle allora si è impuntato: o rotazione o la Cgil non firma.
Allora il Sait ha risposto: se non c’è la forma unitaria niente cassa integrazione, licenziamo tutti subito. Da lì sono partite due ore di difficile trattativa, in cui il Servizio lavoro ha anche fatto notare che il ministero potrebbe chiedersi il motivo di una spaccatura sindacale. E se il Sait deve anticipare la cassa, correre il rischio che il ministero la respinga potrebbe essere un problema. Alla fine l’impasse è stata superata e la firma è stata unitaria.
La Cigs per 127 persone (già 3 si sono dimesse) parte il 3 aprile e finisce il 2 aprile 2018. Entro giugno vanno in cassa a zero ore, a scaglioni, i 127 dipendenti destinati ad essere tagliati. Ci sarà la possibilità di sottoscrivereunaccordoperlicenziamento non oppositivo su base individuale, legato ad incentivi. Una ventina di persone raggiungerà i requisiti per il pensionamento; potranno esserci distacchi temporanei: per un periodo si può lavorare e poi tornare in cassa, anche in società del movimento coop. Per tutti scatterà la formazione. Ci sarà anche la possibilità di accedere al Tfr (con anticipo aziendale) da parte di coloro che non l’hanno affidato a fondi di previdenza complementare e l’hanno lasciato in azienda: se la Cigs paga 8-900 euro al mese, con il Tfr si potrà «aggiungere», arrivando ad ottenere uno stipendio quasi pieno.
«Tenendo conto della situazione abbiamo optato per il male minore — dice Lamberto Avanzo della Cisl —. Con la cigs avremo più tempo per discutere, tentando anche di ridurre i licenziamenti». La Naspi per la maggior parte durerà 24 mesi, solo che partendo da circa 900 euro lo stipendio cala del 3% ogni mese. Walter Largher, segretario Uiltucs, aggiunge: «Sono soddisfatto perché abbiamo firmato unitariamente. Ma il lavoro vero inizia domani, per ridurre i 130 esuberi e per dar loro la possibilità di riqualificarsi».
Scarica il pdf: Sait ART 220317
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