15 giugno 2017 – Trentino, Corriere del Trentino

Bankitalia: «Regione a due velocità»

Prestiti, Rurali sotto il 50% del mercato

In otto anni il Pil Trentino ha perso il 2,6%, mentre in Alto Adige è cresciuto del 7,6%

La divaricazione in termini di Pil fra le province di Trento e Bolzano si accentua. Fra il 2007 e il 2015 Trento ha perso il 2,4%: meglio dell’Italia a -7,9%, ma molto distante dall’Alto Adige, cresciuto nel frattempo del 7,6%. Il dato è trasmesso dal rapporto dell’economia di Trento e Bolzano redatto dalla Banca d’Italia. Altro dato importante: nel 2016 i prestiti ai privati crescono a Trento dello 0,8% e a Bolzano dello 0,9. Ma in Trentino il credito cooperativo è fermo, tanto da perdere quote di mercato e da scendere sotto la soglia del 50% degli impieghi (-6% dal 2007). In Alto Adige invece le Raiffeisen, rispetto al 2007, passano dal 37,2 al 43,4%.

Prodotto interno lordo

Guardando ai valori assoluti del Pil, nel 2005 i numeri erano vicini, 17,49 miliardi per Bolzano, 17,37 per Trento, con un andamento simile negli anni precedenti. Poi, dal 2006, le linee di crescita cominciano a divaricarsi, fino ad arrivare nel 2015 a 19,96 miliardi in Alto Adige contro i 17,6 miliardi in Trentino. Nel 2015, ultimo dato disponibile, Trento ha 18,6 miliardi e Bolzano 21,4 miliardi. Per il 2016 a livello nazionale è prevista una crescita dello 0,9%, che in Trentino però sarà minore.

I dati hanno subito sollevato la reazione delle opposizioni al governo provinciale di Trento. La Lega nord con Maurizio Fugatti sostiene che il quadro «evidenzia l’inadeguatezza di chi governa il Trentino», puntando il dito contro: leaseback milionari, scarsa riduzione di tributi locali, burocrazia, scarsi livelli di efficienza, «turismo asfittico» e industria «scollegata al mondo». Filippo Degasperi (M5s) chiede di «eliminare l’inefficace politica dei contributi a pioggia e di azzerare l’Irap e l’addizionale regionale». Per il sindacato, il segretario Uil Walter Alotti ritiene che le politiche della Provincia siano troppo «sbilanciate a favore delle imprese». Infatti crescono le aziende in utile (dal 77 all’80% nel 2016), come pure i conti correnti (+25% sul 2015). Insomma, piuttosto di investire, «la maggior parte degli imprenditori trentini mette i soldi sotto il materasso. Nell’imminenza dell’assestamento di bilancio 2016-2019 occorre un’inversione di marcia».

I territori

Vale la pena ricordare la differenza occupazionale fra i due territori. In Trentino gli occupati sono al 66%, mentre la disoccupazione è stabile al 6,8%. In Alto Adige invece il tasso di occupazione è al 72,7% e quello di disoccupazione al 3,7%. Guardano ai diversi settori, in Alto Adige tutti i comparti hanno il segno positivo, mentre in Trentino il fatturato delle imprese manifatturiere cala dell’1,9%, meno 6,5% nelle costruzioni, in crescita invece servizi e turismo.

Per la prima volta il rapporto della Banca d’Italia si occupa anche delle famiglie. «Nel 2016, secondo le stime di Prometeia, è proseguito l’aumento dei consumi delle famiglie trentine, avviatosi nel biennio precedente, sostenuto dalle migliori prospettive di reddito e dalle favorevoli condizioni creditizie. Il reddito disponibile è ulteriormente cresciuto, beneficiando anche dell’incremento delle retribuzioni orarie nette e, soprattutto, delle ore lavorate». «Tra il 2012 e il 2015 il reddito disponibile reale delle famiglie è tornato ad aumentare (0,2 per cento in media d’anno), dopo il calo registrato nel quinquennio precedente. In termini pro capite il reddito disponibile nel 2015 era pari a 20.800 euro (17.800 in Italia)». Anche in provincia di Bolzano il reddito disponibile e i consumi sono aumentati. Le famiglie altoatesine presentano livelli di reddito e di spesa superiori alla media nazionale.

Credito

Nel 2016 è proseguita la riconfigurazione del sistema bancario, con una diminuzione del numero sia delle banche (passate da 68 a 63 in seguito ad alcune operazioni di fusione tra Banche di Credito Cooperativo, Bcc) sia degli sportelli (calati di 43 unità a 462 ad opera soprattutto delle banche con sede in provincia). Ciononostante il livello di bancarizzazione (numero di sportelli ogni 100 mila abitanti) resta ampiamente superiore rispetto a quello medio nazionale. È continuato anche il processo di razionalizzazione degli organici: dall’inizio del decennio il numero degli occupati si è ridotto del 12,7 per cento (a poco più di 3.000), in misura più marcata rispetto al resto del Paese; la contrazione è riconducibile principalmente agli istituti di credito più grandi e agli addetti alla rete degli sportelli (a fronte di un minor coinvolgimento delle funzioni direzionali) ed è stata accompagnata da un aumento dei volumi intermediati per addetto. I prestiti al settore privato non finanziario sono aumentati (0,8 per cento), guidati dai finanziamenti alle famiglie. La dinamica è stata differenziata per tipologia di banca: le Bcc hanno continuato a diminuire gli impieghi (soprattutto verso le imprese) a fronte di un incremento registrato dalle altre banche; ciò ha determinato un recupero delle quote di mercato detenute da quest’ultime (50,1 per cento).

La qualità del credito, misurata in termini di nuovi crediti deteriorati e di nuove sofferenze, è migliorata sia per le famiglie sia per le imprese; il miglioramento è stato marcato anche per le Bcc. Lo stock di prestiti bancari deteriorati si è ridotto (al 20,5% dei prestiti totali), pur confermandosi elevato, mentre lo stock di sofferenze si è sostanzialmente stabilizzato (11,3%); per le sole Bcc trentine l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei prestiti è rimasta stabile (23,6 per cento) ma è ancora aumentata la quota delle sole sofferenze (12 per cento). La forte riduzione delle rettifiche di valore sui crediti (che negli anni passati erano state particolarmente elevate) e il contenimento dei costi operativi hanno determinato una marcata riduzione delle perdite registrate dalle Bcc trentine (esclusa Cassa Centrale Banca). I coefficienti patrimoniali sono lievemente aumentati anche per la diminuzione degli impieghi ponderati per il rischio. In provincia di Bolzano il numero delle banche è rimasto invariato (68) mentre è diminuito quello degli sportelli (di 21 unità a 364). L’espansione dei finanziamenti al settore privato non finanziario (0,9 per cento) è stata sospinta dalle Casse Raiffeisen, che hanno ulteriormente aumentato la loro quota di mercato (al 43,4 per cento). La qualità del credito si è confermata elevata ed è ancora migliorata. Le Casse Raiffeisen hanno ulteriormente accresciuto il proprio utile lordo.

Scarica il pdf: Bankitalia ART 150617