25 luglio 2017 – Corriere del Trentino

Alotti: «I nostri imprenditori sono troppo pigri e indolenti» La ripresa? «Segnali timidi»

«Qualche segnale positivo c’è, ma non andrei fiero dei tassi di crescita prospettati». Per il Trentino non si può parlare di stagnazione, ma secondo il segretario della Uil del Trentino Walter Alotti è altrettanto esagerato esultare di fronte all’1% di crescita del Pil.

Segretario, il presidente ha parlato di ripresa del Trentino. È d’accordo?

«I segnali riguardano i settori forti come il turismo, la meccanica e l’agricoltura, ma continuano a esserci problemi forti nell’edilizia e nel commercio. I territori a noi vicini, escludendo l’Alto Adige, hanno previsioni di crescita migliori e lì le economie non sono sostenute come da noi. Si parla di un forte slancio del turismo ma poi si continuano a buttare soldi in funivie e impianti, salvo poi chiedere agli imprenditori di intervenire in Val di Sole. Forse bisognava ridurre prima gli investimenti in certi settori, ed è anche per questo che colgo con favore l’operazione di Delladio (Lorenzo, amministratore delegato di La Sportiva, ndr) sul passo Rolle, che è allo stesso tempo avveniristica, pragmatica e sostenibile. Nel frattempo ho visto però sparire un protagonista dell’economia trentina».

Cioè?

«La cooperazione. Si trova ad affrontare grandi difficoltà interne, una vera crisi, di fronte alla quale credo si debba rispondere con il rinnovamento di tutta la classe dirigente».

Più in generale, coglie delle debolezze nel sistema imprenditoriale trentino?

«Gli imprenditori trentini, con le dovute eccezioni, sono pigri e indolenti. Non lo dico io, non lo dice il sindacato, lo dicono i dati della Banca d’Italia, secondo cui a fronte di redditi cresciuti anche del 15-20% non hanno investito nelle loro aziende. Hanno lasciato i soldi sui conti. Mi amareggia molto e credo sia un segnale che la giunta dovrebbe cogliere».

Cosa intende?

«Già con la finanziaria 2016 sono state introdotte agevolazioni fiscali e incentivi alle categorie produttive che secondo noi non hanno ancora un buon grado di selettività. Non sono misure che sostengono chi crea veramente occupazione».

Il direttore di Confindustria, Roberto Busato, ha mosso delle critiche al Progettone. Lei cosa ne pensa?

«Credo che gli imprenditori potranno criticarlo quando parteciperanno con risorse loro. È uno strumento che funziona come un paracadute, e gli imprenditori lo sanno. Ho portato avanti una battaglia affinché i Bim investissero in politiche sociali e attive del lavoro, ed è andata bene, ma credo che l’altro soggetto a dover essere impegnato in questo senso è proprio la classe imprenditoriale».

Come valuta l’operato dell’assessorato al Lavoro?

«Il vicepresidente Olivi ha certamente emesso dei provvedimenti positivi rispetto alla coesione sociale, interventi che hanno in parte risposto anche alle richieste del sindacato, come quelli sulle politiche attive e passive del lavoro che avranno un buon impatto. Ciò che manca è un piano generale della tassazione».

Cosa pensa invece dell’attività della giunta nel suo complesso?

«Non credo abbia prodotto grandi riforme. Le addizionali Irpef, lo avevamo detto, erano basate su un meccanismo iniquo, che viene mantenuto cercando di superare il problema con qualche finanziamento alle famiglie. Permangono problemi legati all’azienda sanitaria, come le visite specialistiche e le liste d’attesa, ma anche il meccanismo dell’intramoenia. Per non parlare delle politiche per la scuola, con il trilinguismo doveva essere un fiore all’occhiello ma non è mai decollato e soprattutto incursioni del mondo politico che riteniamo scorrette, tanto che condividiamo la proposta della consigliera Bottamedi di ripristinare la sovrintendenza scolastica».

Scarica il pdf: intervista Alotti ART 250717