16 settembre 2017 – Corriere del Trentino

Anziani, la giunta approva la riforma. Resta un puzzle di 41 case di riposo. Dori: «Le direttive rendano obbligatorie le gestioni associate»

La riforma del welfare per gli anziani è stata approvata ieri, in via preliminare, in giunta provinciale. I 18 articoli che la compongono cominceranno presto l’iter legislativo, per approdare in aula a novembre, in modo da passare alla fase operativa nel 2018 e in modo da definire il quadro normativo prima della prossima manovra di bilancio. «Cifre non ne faccio — ha premesso Luca Zeni — ma ci saranno risorse aggiuntive per ampliare la gamma dei servizi, in primis quelli domiciliari».

Il testo approvato ieri dall’esecutivo non prevede né la «Casa di riposo unica», progetto contro cui si era scagliata anche parte della maggioranza, né le fusioni delle 41 Apsp (le aziende di servizi alla persona che gestiscono le case di riposo, o rsa) attualmente presenti in provincia, pensate per avere una sola Apsp per Comunità di valle. Di fronte alla contrarietà di buona parte degli operatori e i dubbi espressi in particolare dall’Upt, Luca Zeni ha optato per un ampio passo indietro e rinunciato anche al secondo progetto di razionalizzazione. «Le riforme — ha obiettato in conferenza stampa — camminano sulle gambe degli uomini, perché funzionino serve convinzione». Insomma, Zeni non dubita che le prime due ipotesi fossero migliori, ma ha preferito portare a casa una riforma che non risolve il nodo della frammentazione del sistema dell’assistenza agli anziani, piuttosto che nessuna riforma. «Il nostro principale obiettivo — spiega — era la nascita dello Spazio argento, un punto unico di accesso cui gli anziani (over 65, ndr) potranno rivolgersi per ogni questione sociale e sanitaria, che si troverà all’interno della Comunità di valle». L’obiettivo della razionalizzazione — ad esempio la necessità di pagare 41 stipendi ad altrettanti direttori — verrà raggiunto tramite le direttive impartite da Piazza Dante. «Sulla gestione associata dei servizi — ha puntualizzato Ugo Rossi — ci aspettiamo molta corresponsabilità». L’esperienza dei Comuni, però, insegna che in assenza di una vera obbligatorietà, raramente la gestione associata dei servizi viene realizzata.

«Ci attendiamo — commenta Renzo Dori, presidente della Apsp Grazioli, una delle maggiori — che le direttive si caratterizzino per un’obbligatorietà di fatto, per quanto graduale, diversamente non si capirebbe per cosa si è fatto tutto questo. In gioco non ci sono solo i risparmi che si possono ottenere associandosi, quindi maggiori servizi, ma la possibilità di una contaminazione positiva che si realizza quando le migliori pratiche diventano patrimonio comune. Finché si resta separati, ognuno continuerà a fare ciò che ha sempre fatto indipendentemente che sia la cosa migliore o meno». Qualche dubbio anche sullo Spazio argento. «Io non sono convinto che separare gli ultra 65enni dal resto della società sia la strada migliore. In ogni caso, questo Spazio argento è tutto da costruire, a partire dal personale. Il nodo resta quello dei servizi, che vanno implementati».

Un obiettivo condiviso anche da Cgil, Cisl e Uil, che avevano sostenuto il progetto di razionalizzazione e che ora criticano il mancato superamento della frammentazione del sistema. «Superare la frammentazione del quadro attuale, anche attraverso meccanismi meno rigidi delle fusioni — scrivo le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil — è l’unica strada per avviare una gestione di filiera dei servizi agli anziani e resta il modo migliore per raggiungere gli importanti obiettivi che la riforma si è data e che noi abbiamo condiviso, cioè rafforzare i servizi alla popolazione anziana».

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