16 dicembre 2017 – Corriere del Trentino
Partecipate, disgelo con i sindacati. Ritirato lo «stato di agitazione».
I confederali convincono i metalmeccanici di Cgil e Cisl. Criticati i premi ad personam
Dopo una lunga riunione i sindacati hanno deciso di accogliere la proposta della Provincia in tema di contratto unico delle società partecipate: Informatica Trentina ritirerà lo stato di agitazione. Il risultato è stato raggiunto grazie alla mediazione dei confederali, perché in principio i metalmeccanici di «Informatica» volevano mantenerlo. Sul Corriere del Trentino di ieri la notizia della lettera spedita dalla Provincia ai confederali: ritiro della disdetta dell’integrativo per i circa 600 addetti delle 12 partecipate (in vigore da inizio 2018), in cambio però dello stop allo stato di agitazione (proclamato solo dalla società più rappresentativa, Informatica Trentina, 270 addetti). Il tutto con l’impegno, in 2 mesi, di individuare i contratti da scegliere al posto del contratto unico; armonizzazione dei trattamenti, pur salvaguardano le condizioni uscenti; elaborazione della cornice per l’integrativo. Ieri «Informatica» ha visto la convergenza delle posizioni dei due sindacati che hanno iscritti al suo interno, vale a dire Fim Cisl (Luciano Remorini) e Fiom Cgil (Aura Caraba), che invece su altri tavoli (integrativo artigiani) non si amano. Fra i motivi dello sciopero di «Informatica » di inizio settimana c’era l’incertezza sul premio di risultato, che invece ieri è stato concesso, con una riduzione non del 15%, ma calcolabile fra l’8 e l’11%. E la seconda questione era quella del contratto unico delle partecipate, con il timore dei dipendenti di tornare alla prospettiva di contratto uguale per tutti, su cui c’era stata la rottura con la Provincia in estate. Memori della prospettiva negativa, i lavoratori di Informatica non volevano rinunciare allo stato di agitazione, fatto che però rischiava di far saltare il tentativo di composizione. Per fortuna, «dopo una lunga discussione tutti hanno deciso di fare un passo indietro: ora ci si augura che parta la trattativa. I confederali hanno mediato per riuscire a mantenere il tavolo» dice il segretario Uil Walter Alotti. In effetti Remorini riconosce che i metalmeccanici sono forse «più rigidi, hanno un modo diverso di esprimersi», ma in questa partita sono la maggioranza. Alotti però non nasconde l’irritazione per il fatto che la comunicazione alla Provincia probabilmente sarà fatta dai confederali, come a dire che se poi qualcosa non va, la «colpa» è loro. Il segretario generale della Cisl, Lorenzo Pomini, parla di «risultato portato a casa, dopo un dibattito franco tra di noi». Adesso si tratta di trovare la quadra individuando i poli di raggruppamento delle aziende (Itc, cultura, trasporti, immobiliare ecc.), i contratti nazionali da applicare e le regole per il secondo livello. «Ma il punto è che la Provincia nelle aziende partecipate comanda poco o nulla — lamenta Pomini —. I costi sono esplosi perché i manager scelti da Piazza Dante hanno fatto quello che hanno voluto e hanno dato molti premi ad personam. L’ente pubblico a un certo punto si accorge del problema e allora cosa fa: chiama i sindacati per dire che bisogna abbassare il costo del lavoro. In modo da trasformarci in “sindacati carabinieri”, un ruolo che non ci piace. Secondo me, invece, il manager di manica larga dovrebbe andare dal dipendente e dirgli che il premio non c’è più: si deve assumere le proprie responsabilità ». Un clima moderatamente caldo, dunque, anche se Franco Ianeselli, segretario Cgil, ritiene positivo che «siamo uniti». «Il contratto unico era negativo e su di noi c’era questa spada di Damocle della disdetta dell’integrativo dall’inizio dell’anno. Ora il ritiro dello stato di agitazione verrà comunicato alla Provincia, per ripartire a trattare. A noi interessa — prosegue —che si possa raggiungere una mobilità fra i lavoratori, che possano passare da un’azienda a un’altra in caso di necessità. E che ci sia una valorizzazione equa dei dipendenti, evitando premi ad personam. Quanto a Informatica trentina, i lavoratori sono in difficoltà perché faticano a capire la missione della società. In simili situazioni il sindacato deve interpretare il disagio, coinvolgendo i lavoratori in modo da raggiungere alla fine dei risultati».
Scarica il pdf: Partecipate-ART161217
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