21 dicembre 2017 –  Corriere del Trentino

«Tisi ha ragione, disagio sotto il Pil»
Cgil, Cisl e Uil con l’arcivescovo: «Persone oltre ai numeri: si lavora ma si resta precari»
Rossi rassicura: «Non ci accontentiamo». Fugatti: «Sulle moschee non siamo d’accordo»

C’è chi l’ha definito il culto del Pil: una sorta di paganesimo degli indici econometrici. Per l’arcivescovo Lauro Tisi è più simile a una divinità. «Un Moloch economico-tecnologico», precisamente, che trova appagamento nelle proiezioni matematiche ma risulta miope verso gli individui e verso le sacche di fragilità visibili a occhio nudo. Tuttora. Malgrado il morso della recessione abbia allentato la presa e rinfrancato le statistiche. E qui i sindacati condividono le parole dell’alto prelato. Per Cgil, Cisl e Uil «la crisi si è affievolita, ma non è passata» e se la quantità è appagata, «la qualità del lavoro», perlopiù a termine, resta dubbia. «Oltre ai numeri dobbiamo mettere al centro le persone», dicono all’unisono Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti. Un risorgimento etico, valido per tutti. Quanto all’entità della ripresa, «i dati sono positivi, ma non ci accontentiamo» rassicura il governatore Ugo Rossi. Con una metafora si potrebbe dire che il termometro non riesce a decifrare a pieno il malessere del paziente. «Ci diciamo che siamo usciti dalla crisi ma vediamo le persone che hanno perso il lavoro nel dormitorio della Caritas», ha detto l’arcivescovo Tisi (Corriere del Trentino di ieri). «Ed ha ragione — riflette Lorenzo Pomini, segretario della Cisl — ragioniamo solo in base al Pil, sventoliamo le bandiere che inneggiano alla fine della crisi, ma al banco alimentare c’è la coda». Ancora oggi si paga il disastro di ieri: «La crisi ha sfasciato famiglie intere, uscire da un periodo di disoccupazione, magari trovando un lavoro a tempo, significa onorare i debiti contratti: il tenore di vita non è tornato a quello del passato». Ma c’è un altro aspetto che il segretario evidenzia: «La nostra società ha smesso di investire sulla persona che, invece, dobbiamo riporre al centro — dice — Invece prevale la corsa ai beni di consumo, inseguendo il modello di Amazon e dei centri commerciali perennemente aperti». «Le statistiche non vanno considerate fake news — premette invece Franco Ianeselli— La ripresa è in atto e i dati vanno continuamente monitorati». Ciò detto, vale un principio di fondo: oltre alla scorza statistica c’è dell’altro. «Dietro ai numeri ci sono le persone e dietro all’occupato si nasconde un part-time involontario o un contratto a termine», rimarca il segretario della Cgil. È da qui, allora, che si deve ripartire. Ovvero da un’angolatura più stretta, umana. «Questo vale anche per il sindacato: nella contrattazione dobbiamo adoperarci con gli strumenti a nostra disposizione, senza dimenticarci delle persone». Un richiamo all’etica che Ianeselli rinforza citando le parole di Simone Weil, la pensatrice cattolica che nel 1936 scrisse una lettera aperta a un operaio: «Il sindacato non è un’associazione d’interesse, ma è un ideale al quale bisogna pensare tutti i giorni, al quale bisogna sempre aver fisso lo sguardo». «Una responsabilità» inderogabile. Malgrado il ricorso al Pil sia inevitabile («Alla fine dobbiamo fare i conti con la realtà»), anche Walter Alotti evidenzia una fallacia nella qualità del lavoro, al di là della ripartenza annunciata. «Sono convinto che la crisi non sia passata, vediamo certamente qualche accenno, ma oltre alla quantità si pone il problema della qualità: crescono i contratti a tempo determinato. Ci impegneremo a fare degli approfondimenti». Resta il fatto che il cambio di paradigma deve esserci: «Mettendo le persone al centro», dice il segretario della Uil. «I numeri sono positivi, ma fermarsi qui significa andare fuori strada: non ci accontentiamo», spiega il governatore Ugo Rossi che ricorda le misure messe in campo per ridurre la povertà e sostenere i redditi delle fasce meno abbienti. «Le persone hanno bisogni e fragilità che non sono misurabili da alcuno standard, tuttavia si può investire nell’economia conservando un’attenzione alle persone stesse». «I dati mostrano l’inizio di una ripresa ma prima di cantare vittoria dobbiamo attendere», dice Maurizio Fugatti, condividendo la cautela di Lauro Tisi. Tuttavia, seppur con garbo, il capogruppo della Lega Nord non può sottoscrivere a pieno le parole dell’arcivescovo. Il riferimento è alla moschea («Tutti hanno diritto a un luogo di culto», per Tisi). «Il vescovo ha chiaramente il diritto di esprimere ogni suo pensiero, che rispettiamo, ma non possiamo essere d’accordo: da parte del mondo musulmano non riceviamo garanzia di rispetto dei nostri valori e della nostra cultura». Di più: «Nuove moschee — conclude Fugatti — portano all’aumento del radicalismo.

Scarica il pdf: pil-ART211217