18 gennaio 2018 – Trentino, Corriere del Trentino

Lease-back Arcese, ancora da pagare 17,5 milioni

Il contratto scade nel 2027. Confederali: più trasparenza. La società: l’occupazione non si tocca.

Il lease-back stipulato da Arcese e Trentino sviluppo nel 2009 vale in tutto 21,57 milioni di euro. Finora la multinazionale ha restituito 4,05 milioni di capitale. Il credito residuo vale perciò 17,52 milioni di euro. A specificare i termini del contratto è la stessa Trentino sviluppo, che indica anche la fine dell’accordo nel giugno del 2027. Il chiarimento è necessario per dirimere la questione aperta con l’intervista sul Corriere del Trentino di sabato 13 gennaio, in cui il presidente di Arcese trasporti, Matteo Arcese, si diceva pronto a spostare la testa della società in Lombardia. L’imprenditore dichiarava che rispetto al lease-back, nei mesi scorsi c’era stata la «chiusura » del contratto. In realtà mancano ancora parecchi anni. In merito a tale questione fonti qualificate collegano il tema lease-back alla richiesta di Arcese di nuovi spazi entro cui collocare i suoi uffici. Inizialmente erano state cercate metrature di poco superiori ai mille metri quadrati al Polo Meccatronica, ma la ricerca non era andata a buon fine. Poi Trentino sviluppo aveva messo a disposizione un immobile a Rovereto ad Arcese, di 5000 metri, ma anche questa soluzione non era andata in porto. In realtà sembra che Arcese abbia chiesto di rimodulare il contratto di leaseback, a fronte di un proprio impegno ad investire sulla nuova struttura logistica. L’ente pubblico, però, intende tenere separate le questioni: si tratta sempre di soldi dei contribuenti. Gli accordi in essere non si toccano. Ieri i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti, hanno dichiarato: «Arcese è una realtà che ha dato molto al nostro territorio, ma ha anche ottenuto molto». Quindi non ha senso tirare troppo la corda in un negoziato, anche perché «abbiamo ragionevole certezza che se si creeranno le condizioni, ci sarà anche la possibilità di avere gli spazi di cui l’azienda ha bisogno». In tutta questa vicenda «serve trasparenza ». Ieri Arcese ha ricordato che «il trasferimento della sede legale è privo di qualsiasi impatto occupazionale». Rispetto alla sentenza del tribunale di Rovereto che ha condannato la società a risarcire con 20 mensilità 49 licenziati nel 2015, «20 persone si sono già accordate con la società, per un incentivo all’esodo, per cui l’ordinanza riguarda 29 addetti». La sentenza, visto che manca la reintegra, «ha avuto come esito un vantaggio economico del tutto simile a quello che avrebbero percepito accettando gli incentivi proposti dall’azienda ». E per di più subito, senza aspettare anni per la chiusura della causa. Sulla questione occupazionale, oltre a ricordare che «sull’organico trentino nulla cambia», Arcese dal 2015 ha assunto nel complesso 259 persone, di cui 80 in Trentino. Sulla consistenza della sentenza non è d’accordo l’avvocato Dario Rossi, difensore di 19 autisti. «L’accordo di mobilità non prevedeva contropartite economiche e gli accordi individuali riconoscevano circa 20.000 euro, a fronte delle 20 mensilità, pari a 60.000 euro (45.000 netti) con condanna di Arcese a pagare le spese di giudizio». Inoltre «la domanda di reintegro verrà riproposta nei successi gradi di giudizio». «I sindacati firmatari dell’accordo dovrebbero riflettere sul fatto che la sentenza ha ritenuto infedeli le comunicazioni di Arcese, che lamentava una perdita di fatturato di 40 milioni, mentre in realtà c’era una crescita».

Scarica il pdf: arcese-ART180118