1 febbraio 2018 – Corriere del Trentino

Quote delle Rurali in Federazione «Ccb dimostri spirito cooperativo»

Sindacati, timore per la tensione fra i due lati di Via Segantini. «Serve chiarezza»

«Lo spirito cooperativo c’è ancora? In tal caso bisogna dimostrarlo con i fatti e non solo utilizzarlo per farsi pubblicità». È duro il giudizio di Patrizia Amico, segretario della First Cisl, sulla «fuga in avanti» di Cassa centrale banca, che ha indicato alle Bcc aderenti di dimezzare il contributo alle rispettive Federazioni, con l’esito che Federcoop a Trento ha dovuto chiedere alle banche di sospendere la decisione, mentre in Feder- Veneto, per fare un esempio extraterritoriale, alcuni istituti hanno già comunicato addirittura che non pagheranno più nulla. «In questa fase di transizione è importante che ci siano chiarimenti» afferma il segretario della Uilca Maurizio Mosaner. «Secondo me Ccb ha anticipato i tempi e non avrebbe dovuto farlo. A meno che non intenda diventare in tutto e per tutto un gruppo Abi—dice la sindacalista dei bancari della Cisl, una delle sigle più presenti fra i dipendenti di Federcoop, che ovviamente guardano con preoccupazione queste dinamiche —. Se Ccb esce all’esterno come un gruppo bancario fondamentalmente cooperativo, legato al territorio e diverso dalle altre banche, con il territorio deve fare i conti». Amico si dice «spiazzata» da questa mossa, anche se ha fiducia «che la Federazione sappia trovare la propria strada». Altro tema è quello dei circa trenta dipendenti Federcoop che si occupano di credito e che dovrebbero essere assunti in Ccb. «Un ragionamento collettivo va fatto, bisogna preservare le professionalità » dice la sindacalista. Dal canto suo Mosaner ricorda che, a febbraio iniziato, «come sindacato non sappiamo ancora nulla di quali compiti rimarranno in Federazione e quali altri passeranno in Cassa centrale banca. Immagino però che con il passare del tempo si terrà tutto il gruppo, è impensabile che le Casse rurali e le Bcc possano versare quote in Ccb e anche in Federcoop». «Tempo fa — riprende il segretario dei bancari Uil — dicevano che in Federcoop sarebbe rimasto il servizio paghe. Lo faranno? Non si sa. Ricordiamoci inoltre che normalmente le Federazioni nel resto d’Italia sono solo bancarie, in Trentino hanno tutti i settori. Cosa faranno senza risorse? Chiuderanno? Spero che lo indicheranno nel piano complessivo che devono presentare entro la fine di marzo ». Se nel resto d’Italia le risorse in calo minacciano l’esistenza stessa delle Federazioni, in Trentino le quote associative e i pagamenti per i servizi provenienti dal credito sostengono anche il resto. «Che faranno, raddoppieranno le quote degli altri settori? — si chiede ancora Mosaner — In tutto ciò mi chiedo anche che cosa arriverà in futuro in Federcasse. E aggiungo un altro aspetto: nei mesi scorsi il presidente Mauro Fezzi ha detto che vuole cambiare il contratto dei dipendenti, eliminando quello dei bancari che è troppo oneroso. Poi non si è saputo più nulla. Credo che non sia immaginabile che si vadano tutto d’un colpo a diminuire le paghe». Va detto che Ccb si muove in anticipo probabilmente per le forti pressioni dei regolatori, italiani ed europei, in questa fase di creazione del gruppo. Con Npl da smaltire, stress test e via dicendo. «Ma che si lavorava con altre dimensioni lo sapevano anche prima—chiude Amico —. Si riesce a questo punto a mantenere un’ottica cooperativa?».

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