08 marzo 2019 – Trentino, Corriere del Trentino

Accoglienza, si torna in piazza

Un presidio a sigle unite per protestare contro la mancata ricollocazione dei professionisti del comparto accoglienza che nasconde in sé una provocazione più ampia: vedere in piazza, accanto ai sindacati, anche i rappresentanti delle imprese trentine che hanno tra i propri dipendenti lavoratori stranieri inseriti nei progetti di accoglienza. A organizzare il presidio di protesta previsto sabato 9 alle 11 in Piazza Pasi sono i rappresentanti di tutte le maggiori sigle sindacali: il segretario di Fisascat Cisl Lamberto Avanzo, il segretario di Cisl Lorenzo Pomini, il segretario della Cgil Franco Ianeselli, il segretario della Funzione pubblica Cgil Luigi Diaspro, la segretaria degli Enti locali Uil Marcella Tomasi, il segretario della Uil Walter Alotti e Francesca Delai della Filmcams. Tema della protesta, i tagli al sistema di accoglienza trentino che hanno causato un esubero di 140 dipendenti e che a due mesi dalla firma dei provvedimenti non hanno ancora visto attivato un progetto di ricollocamento organico.
«Un problema creato dalla giunta provinciale, e che ora la giunta deve risolvere — dichiara senza mezze misure Lamberto Avanzo — I 140 posti di lavoro in discussione sono un numero consistente, che vogliamo sia preso in considerazione con la stessa importanza di altre categorie del settore terziario». Oltre agli operatori interni dipendenti delle cooperative sociali, in dubbio anche la condizione lavorativa di altri operatori addetti ai servizi esterni e collaterali quali il portierato notturno o i servizi pasti: alla Residenza Brennero sono già tre i lavoratori lasciati a casa. Il timore, denunciano i sindacati, è che i tagli «a contagocce» di poche unità alla volta porteranno alla perdita del lavoro per molte altre presone senza destare scandali. Secondo Lorenzo Pomini la giunta Fugatti si è rivelata «più realista del re» nell’applicazione della legge Salvini, con conseguenze che si ripercuotono non solo sulle persone inserite nei percorsi di accoglienza, ma sui lavoratori e sulle imprese. «Parte dell’economia trentina è in pericolo a causa di queste norme, che limitano la possibilità di lavorare per i richiedenti asilo, dislocano i lavoratori già inseriti nel territorio e tagliano tutta una serie di servizi quali l’insegnamento della lingua e delle regole base del mondo del lavoro nazionale, facendo ricadere questi ultimi sull’eventuale datore di lavoro. Nel settore agricolo trentino i raccoglitori sono principalmente non italiani, così come gli operatori impiegati nel turismo». Scopo della manifestazione un obiettivo preciso.
«Quello che vogliamo è un tavolo di confronto che veda protagonisti tutti i soggetti coinvolti — chiarisce ancora Franco Ianeselli —: la giunta, i sindacati e la Federazione delle Cooperative. Stiamo aspettando risposta da più di due mesi». Ma l’ambizione dei sindacati è ancora più ampia: portare agli occhi dell’attenzione pubblica le numerose ripercussioni economiche dei tagli all’accoglienza. «Troppi soggetti non si sono ancora espressi riguardo questa tematica. Sappiamo che al momento scagliarsi contro i richiedenti asilo dà consenso a chi ha il potere e ammicca al potere. Ma se si crede nei diritti, non si può stare in silenzio». Ecco quindi la provocazione: che a scendere in piazza Pasi domani ci siano non solo i sindacati e i rappresentati delle associazioni e delle cooperative direttamente colpite dal provvedimento, ma anche rappresentanti dell’economia trentina per la quale i lavoratori stranieri sono sempre più una risorsa utile e necessaria.
Scarica il pdf: accoglienza ART 080319