3 maggio 2018 –  Corriere del Trentino

«Acquedotti, ora un piano straordinario»

Il segretario della Uil Alotti pronto per un nuovo mandato: domani il congresso regionale «Occupazione, le aziende investano nei dipendenti. Ma le politiche pubbliche vanno cambiate»

Era il settembre del 2012 quando Walter Alotti diventava per la prima volta segretario generale della Uil del Trentino. Arrivava ai vertici del sindacato succedendo a Ermanno Monari. Domani, il 17esimo congresso regionale della Uil (alle 9, Sala Fbk in via Santa Croce) lo porterà, con tutta probabilità, a bissare il suo mandato. In tasca, la voglia di fare bene (ancora) e tante proposte da sottoporre alla giunta e al mondo economico trentino. A partire da un del Corriere del Trentino Enrico Franco, dedicato al «Lavoro breve».

Segretario, il lavoro aumenta per quantità, ma non per qualità. L’assessore Olivi sostiene di voler portare la disoccupazione entro la fine dell’anno al di sotto del 5%. È un obiettivo realistico o un’utopia pre-elettorale?

«Sarebbe un grandissimo risultato ma ricordo all’assessore che non possiamo riuscirci da soli né io né lui, sono le aziende che devono iniziare a investire di più nei loro dipendenti. Parlo di più contratti a tempo indeterminato e di impegni concreti nella formazione permanente. Qualcosa, insomma, di ben diverso da questa selva di tempi determinati, somministrazioni, contratti a chiamata di cui leggiamo a ogni nuova rilevazione statistica. Una giungla di lavori brevi che sta erodendo il futuro di tante persone e che impone un cambiamento anche nelle politiche pubbliche».

A cosa si riferisce?

«Anzitutto, alla revisione degli ammortizzatori sociali che, anche grazie all’introduzione del reddito di garanzia e dell’assegno unico, possiamo dire di aver già avviato. E poi, a interventi specifici come sulle politiche abitative. L’ultima riforma dell’edilizia pubblica e sociale ha 13 anni. È tempo di rimetterci mano puntando a sostenere non tanto l’acquisto delle case, quanto piuttosto gli affitti».

Tra le proposte che lancerà al congresso ce n’è una che colpisce particolarmente poiché ha per protagonista l’acqua. Di cosa si tratta?

«Nasce da un’inchiesta del Corriere del Trentino che ha evidenziato come gli acquedotti pubblici perdano in media il 30% dell’acqua, con picchi anche del 60%. Per questo, propongo alla Provincia l’attivazione di un piano di manutenzione straordinaria che permetterebbe una gestione più efficace della risorsa idrica e darebbe nuove opportunità di lavoro, facendo anche da volano al settore dell’edilizia e dell’impiantistica».

Quali altri settori hanno bisogno di una revisione?

«Il turismo, senza dubbio. È arrivato il momento di applicare una tassa di scopo. Questo è un settore che ha beneficiato di tantissime agevolazioni e che ora deve restituire alla collettività, almeno in parte, ciò di cui ha goduto. Certo, non so quanti, con la campagna elettorale alle porte, avranno il coraggio di metterci la faccia».

A proposito di elezioni, il voto del 4 marzo ha fatto saltare molti schemi. Crede che il sistema politico e sociale che ha caratterizzato il Trentino per anni stia venendo meno?

«So che i cittadini votano chi li ascolta davvero e so che la politica ha sbagliato su molti temi, penso alla scuola o alla sanità. È vero che il 4 marzo ha rappresentato, come molti hanno detto, un voto emotivo, ma se vogliamo che le prossime elezioni siano più fredde e razionali, chi governa deve mostrare più umiltà».

Intanto il sindacato ha sul tavolo dossier importanti: Sait, Aquaspace e Tessil 4, Itas, per citarne solo alcuni.

«Sono tutte partite che dimostrano una cosa: è ora che i lavoratori siedano nelle governance delle aziende. Non immagino certo un dipendente a prendere il posto dell’amministratore delegato, ma è doveroso avere una rappresentanza dei lavoratori nei cda o nei consigli di vigilanza, sul modello tedesco».

Crede che queste opzioni siano realmente perseguibili, anche nei casi citati?

«Ci sono buone probabilità specie per Sait e Itas, considerando per altro che la prima è una cooperativa e la seconda è una mutua. E dico di più: perché, visto che la Provincia sembra d’accordo con questa impostazione, non estendiamo il modello anche alle partecipate? Sono società in parte o interamente pubbliche in cui avere delle rappresentanze dirette dei lavoratori sarebbe ancora più importante».

Scarica il pdf: Acquedotti ART 030518