13 gennaio 2021 – Trentino, Corriere del Trentino

Affitti, sfratti “congelati” «Ora ridefiniamo i canoni»

Famiglie senza soldi. Plauso dei sindacati al Governo. Ora invocano la mediazione della Provincia Ma Confedilizia non ci sta: «La maggioranza dei proprietari non è ricca. E c’è chi non paga da due anni…»

TRENTO. Il governo nazionale ha prorogato fino a giugno la sospensione degli sfratti, per evitare l’eventualità di “sfratti di massa” di inquilini non in grado di pagare l’affitto a causa delle difficoltà economiche. La misura è stata accolta con favore dai sindacati trentini: «È una misura giusta -scrivono in una nota i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil -Ma la Provincia deve ascoltare inquilini e proprietari per ridefinire gli affitti». Di segno opposto la reazione di Confedilizia, che raccoglie i proprietari di case: «La decisione lascia sconcertati,-ha commentato il presidente Giulio Pezcoller -La maggioranza dei proprietari non sono persone ricche. Non incassiamo gli affitti, ma l’Imu dobbiamo pagarla».
Non è chiara la dimensione dell’emergenza casa in Trentino per il 2020, ma sindacati e Confedilizia concordano nell’individuare un grave peggioramento: «Negli ultimi anni pre-covid c’erano dai 250 ai 300 sfratti l’anno ha spiegato Manuela Faggioni, presidente del sindacato inquilini Sunia-Cgil -Non possiamo conteggiare quanti sfratti sono stati evitati grazie al blocco, ma dalle file che abbiamo ai nostri sportelli, sappiamo che nel 2020 la situazione si è molto aggravata». Confedilizia conferma l’aggravamento del fenomeno: «Non sappiamo quanti sfratti ci sarebbero stati nel 2020 in mancanza del blocco, -ha evidenziato il presidente Pezcoller -Ma sicuramente il numero sarebbe stato superiore a quello degli anni precedenti».
Sindacati degli inquilini e proprietari di immobili si trovano sui lati opposti della “barricata”, i primi a difendere dallo sfratto gli inquilini morosi data l’emergenza, i secondi a sottolineare il danno economico patito dai piccoli proprietari: «Il 60% dei locatori ha un reddito inferiore a 26mila euro l’anno -ha precisato Pezcoller -Non sono ricchi e si trovano privati da un anno di un’entrata economica spesso essenziale». Pezcoller denuncia come il blocco degli sfratti avrebbe “mascherato” morosità che con il covid non hanno a che fare: «Conosco l’episodio di una signora che non paga l’affitto da giugno 2019. L’ingiunzione di sfratto impiega diversi mesi per diventare operativa e questa signora ha potuto trascinare la sua situazione fino al 2020, quando poi è arrivato il blocco. Insomma, sono quasi due anni che non paga l’affitto. E situazioni come queste non sono rare». Tra sindacati e proprietari potrebbe però delinearsi un confronto: «Serve un tavolo permanente per l’emergenza casa in cui le associazioni degli inquilini e quelle dei proprietari ridiscutono i canoni d’affitto, corrispondendo ai proprietari che vanno incontro agli affittuari in difficoltà un credito d’imposta o cedolare secca al 10%», scrivono i sindacati. Pezcoller apre all’ipotesi di rivedere i canoni: «Lo abbiamo già fatto, agevolando i pagamenti anche per le attività commerciali in difficoltà. È meglio incassare meno che non incassare nulla».

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