7 agosto 2020 – Trentino, Corriere del Trentino
Agricoltura, sindacati all’attacco«No ai voucher, inutile scorciatoia»
Contestata l’assessora Zanotelli: «I lavoratori vanno tutelati»
TRENTO « Per la dignità e la sicurezza dei lavoratori in agricoltura non siamo disposti ad accettare né scorciatoie né leggerezze». A parlare sono i sindacati a sigle unite attraverso i tre segretari generali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Maurizio Zabbeni, Fulvio Bastiani e Fulvio Giaimo, in risposta all’assessora all’agricoltura Sara Zanotelli che ha scritto alla ministra Bellanova chiedendo la reintroduzione dei voucher per il lavoro agricolo. «Una scorciata che denota una gestione a livello politico incoerente e approssimativa e che non aiuta a risolvere il problema del lavoro in nero» commenta Zabbeni. «Regolamenti e contratti per rispondere alle esigenze del lavoro in agricoltura ci sono già, basterebbe applicarli» incalza il sindacalista .
Qualificazione e regolamentazione del lavoro agricolo e organizzazione dell’incontro tra domanda e offerta i termini chiave dei protocolli firmati negli scorsi anni da imprese, sindacati, Agenzia del lavoro e Procura della repubblica, che insieme alla nuova legge contro il caporalato e il contratto collettivo di categoria rappresenterebbero gli strumenti ideali per dare valore ai mestieri dei campi e per incentivare sempre più italiani e trentini a lavorare in agricoltura. «Con i voucher tutto questo verrebbe annullato, bypassando ogni regola di formazione e informazione» denunciano i sindacati. Altro tema delicato quello delle sicurezza sanitaria nelle campagne. «I lavoratori e i cittadini vanno tutelati al meglio, e il modo per farlo è sottoporre i lavoratori a tamponi a tappeto, a spese delle aziende — spiega Zabbeni —. Una soluzione già messa in pratica in provincia di Bolzano. Mentre in Alto Adige costruiscono soluzioni utili per lavoratori e imprese qui in Trentino sembra che l’obiettivo sia ottenere uno strumento per far lavorare tutti senza controlli né diritti». Le critiche dei sindacalisti si rivolgono anche ad alcune affermazioni secondo le quali i trentini e in generale gli italiani non siano interessati al lavoro in agricoltura perché poco disposti ad alzarsi presto o a lavorare in condizioni climatiche particolari. «Semplicistiche e irrispettose — sottolinea Bastiani —. Se volessimo generalizzare anche noi potremmo raccontare di imprese che pagano meno di 5 euro all’ora, o che versano contributi di un solo mese a fronte di tre mesi di lavoro, o addirittura che chiedono “depositi cauzionali” ai lavoratori. Ma la maggior parte delle imprese trentine sono corrette». Il mondo del lavoro stagionale agricolo rappresenta da sempre per il Trentino un settore di fondamentale importanza: ogni anno i lavoratori sono circa 14mila, la maggior parte dei quali provenienti Bulgaria e Romania. Al momento le liste dell’Agenzia del lavoro contano più di 6mila residenti in Trentino che hanno dato la propria disponibilità per la raccolta di piccoli frutti, mele e uva, ma pochissimi sono stati contattati.
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