20 novembre 2019 – Trentino, Corriere del Trentino
Alla Cartiera Fedrigoni annunciati trenta esuberi
La crisi. L’azienda parla di “sovracapacità produttiva” in un mercato piuttosto difficile Deciso anche il blocco del ciclo continuo: si lavorerà soltanto per cinque giorni a settimana
ARCO. Niente più ciclo continuo, alla cartiera Fedrigoni di Varone: da gennaio si passerà al 5+2, ossia con stop alla produzione il sabato e la domenica (e nelle “feste comandate”), con la conseguenza di trenta esuberi (che i sindacati sperano si possano ridurre attraverso pensionamenti anticipati e ridistribuzione tra lo stabilimento di Arco e Arconvert) e di una decurtazione in busta paga per chi rimane, visto il venir meno dei festivi e di possibili voci accessorie nello stipendio. La comunicazione è stata data ieri dall’azienda ai rappresentanti interni dei lavoratori (Rsu). «L’azienda – spiega il segretario provinciale Uilcom-Uil Alan Tancredi – ha fatto riferimento a ragioni di mercato e di “sovracapacità produttiva”. Si parla di trenta esuberi lordi compresi gli interinali sui 155 dipendenti. L’auspicio è che nonostante il licenziamento collettivo si riesca effettivamente a evitare la macelleria sociale, riducendo di molto se non del tutto il numero effettivo degli esuberi, puntando al “saldo zero”. Per chi rimarrà però si profila una perdita sensibile ogni mese sulla busta paga, smontando il ciclo continuo e montando un 5+2 dal lunedì al venerdì: potrebbe essere sui 350 euro. Su questo e sugli esuberi dovremmo fare i conti. Dobbiamo iniziare il percorso con l’azienda».
«Sono queste le cose che succedono – commenta Claudia Loro (Slc-Cgil) – quando le fabbriche finiscono in mano ai fondi. È una manovra per risparmiare che porta conseguenze sui lavoratori: la responsabilità sociale delle imprese è in Costituzione ma non si pratica quasi mai in Italia. Lavoratori che però ora devono stare uniti: la trattativa dovrà essere fatta in maniera collettiva perché sia efficace. Ora chiederemo un incontro per capire cosa ha intenzione di fare l’azienda».
«Sono queste le cose che succedono – commenta Claudia Loro (Slc-Cgil) – quando le fabbriche finiscono in mano ai fondi. È una manovra per risparmiare che porta conseguenze sui lavoratori: la responsabilità sociale delle imprese è in Costituzione ma non si pratica quasi mai in Italia. Lavoratori che però ora devono stare uniti: la trattativa dovrà essere fatta in maniera collettiva perché sia efficace. Ora chiederemo un incontro per capire cosa ha intenzione di fare l’azienda».
Scarica il pdf: Cartiera ART 201119
No Comments