28 febbraio 2020 – Trentino

Alla Fedrigoni di Varone scontro azienda-lavoratori

Si alza la tensione. La direzione punta ad attivare il sedicesimo turno per alcuni operai del reparto allestimento: la rappresentanza sindacale interna si è opposta. L’assemblea chiesta per ieri è stata negata, martedì l’incontro

RIVA. Nuove tensioni alla Fedrigoni di Varone: meno di un mese dopo lo stop al ciclo continuo, al quale si era arrivati dopo un percorso travagliato, l’azienda ha chiesto l’attivazione del sedicesimo turno per alcuni lavoratori del reparto allestimento (che conta 46 dipendenti in tutto), andando oltre gli attuali quindici e finendo così per occupare anche il sabato. La rsu (rappresentanza sindacale unitaria) interna si è opposta: l’assemblea chiesta per ieri è stata negata per mancanza di sufficiente preavviso e quindi si è passati a fissarla per martedì. I sindacati ieri pomeriggio hanno comunque aperto a un incontro con i referenti aziendali, che si terrà martedì mattina con revoca dell’assemblea. Nel frattempo i segretari provinciali di categoria si fanno sentire.
«La richiesta di un ulteriore turno – commenta Lorenzo Pomini (Fistel-Cisl) – implica che evidentemente l’azienda ha parecchio lavoro. Di questo siamo contenti, visto che poco tempo fa si temeva la smobilitazione, però si mette in imbarazzo il sindacato, considerando che solo il 2 febbraio è stato tolto il ciclo continuo con l’inizio della nuova turnazione su cinque giorni e quindici turni. Il fatto che ora venga chiesto un ulteriore turno, peraltro già esposto all’albo, crea un problema, all’indomani di un accordo sofferto con perdita economica o trasferimenti ad Arco. Inoltre non si può gestire una turnistica con visibilità di un mese, bisogna affrontare bene la questione e magari andare alla revisione della chiusura del ciclo continuo».
«Se l’azienda non ha azzeccato i calcoli o se c’è nuovo lavoro – aggiunge da parte sua Claudia Loro (Slc-Cgil) – i lavoratori sono disponibili a tornare al ciclo continuo, eventualmente anche per singoli reparti. La rsu non è disponibile invece a sottoscrivere l’accordo sul sedicesimo turno (non per due settimane, ma per un mese e mezzo), peraltro a tre settimane dalla chiusura del ciclo continuo».
«Sono stati sbagliati i calcoli sui volumi produttivi, ci può stare, ma – conclude Alan Tancredi (Uilcom-Uil) – bisogna rimediare. I lavoratori sono indispettiti, perché è stato appena fatto l’accordo per la fine del ciclo continuo e al netto delle compensazioni sono stati persi 300 euro in busta paga. Ora non bisogna farsi prendere dall’emotività: è il caso di incontrarsi, confrontarsi, anche scontrarsi, per poi trovare la soluzione migliore per tutti. Non si può poi ragionare mese su mese: bisogna avere chiara la prospettiva e vedere se ci sono le condizioni per far ripartire il ciclo continuo, che significa sì maggiori costi, ma anche maggiori guadagni».

Scarica il pdf: Fedrigoni ART 280220 1