25 ottobre 2019 –  Trentino, Corriere del Trentino

Anffas, lavoratori in lotta contro i tagli

La vertenza. Dopo il contratto nazionale, sarà disdetto anche l’integrativo. I sindacati: «Operatori a 1000 euro al mese, se non cambiano le condizioni, scenderemo in piazza». L’associazione: «Dipendiamo dalle rette dell’ente pubblico»

«Se la proposta di riduzioni salariali non sarà ritirata, scenderemo in piazza». Sindacati sul piede di guerra dopo la riunione di ieri con la direzione trentina di Anffas, l’associazione nazionale famiglie di persone con disabilità. In sostanza, ieri è stata annunciata la volontà di disdire il contratto integrativo provinciale. Con la prospettiva di nuovi sacrifici sostengono i sindacati sulle spalle dei lavoratori.
La scelta in realtà è legata a quello che avviene a livello italiano: «C’è stata innanzitutto la disdetta del contratto nazio-
nale, la disdetta dell’integrativo è una conseguenza spiega il presidente di Anffas, Luciano Enderle -. La volontà ora è di sedersi al tavolo innanzitutto per rivedere quelle clausole che non erano più sostenibili. La disdetta nazionale non dipende da noi. Ma ora si apre un tavolo, dove potranno essere fatte tutte le considerazioni del caso. Noi ovviamente dipendiamo dalle rette dell’ente pubblico. E il nostro costo principale è quello del personale».
Lavoratori in piazza
Ma, come detto, i sindacati sono pronti a far sentire la loro voce. Ieri Fenalt, la nuova federazione autonoma lavoratori del Trentino, ha scritto una nota molto netta: «Succede per la seconda volta in pochi anni. I lavoratori di Anffas sono costretti a lasciare sul tavolo contrattuale una fetta importante del proprio stipendio per far fronte a un aumento dei costi del servizio che non trova copertura».
«Si tratta di un settore in cui siamo già ai minimi termini retributivi: poco più di mille euro al mese con 38 ore settimanali per un operatore socio-sanitario spiegano dalla Fenalt -. Siamo contrari alla proposta avanzata da Anffas: se questa non dovesse essere ritirata, dopo aver proclamato lo stato di agitazione, chiederemo ai dipendenti di scendere in piazza per salvaguardare quel po’ di dignità lavorativa rimasta». «Non è più tollerabile il comportamento di una direzione che risponde alle difficoltà gestionali solo chiedendo la riduzione degli stipendi già bassi dei propri dipendenti».
La lettera a Fugatti
Punto di vista molto simile quello espresso da Giuseppe Varagone, segretario della Uil Fpl sanità: «L’Anffas insisteva nella sola necessità di ridurre i salari ai lavoratori».
«Noi non abbiamo potuto che abbandonare, provvedendo a inviare una lettera urgente al presidente della Provincia, per chiedere un intervento urgente».

 

Scarica il pdf: Anffas ART 251019