23 novembre 2016 – Trentino, Corriere del Trentino
«Ape agevolata, in edilizia servono meno vincoli»
I sindacati in coro chiedono di abbassare gli anni di contribuzione minima e di lavoro continuativo. Al via una campagna straordinaria di assemblee
Cambiare i criteri di accesso all’Ape agevolata per i lavoratori dell’edilizia, abbassando il limite dei 36 anni di contributi obbligatori e riducendo il periodo di lavoro continuativo prima della pensione, oggi fissato a 6 anni. Sono queste le richieste per cui in tutta Italia si stanno mobilitando Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Pur sottolineando il giudizio positivo sul verbale d’intesa del 28 settembre scorso tra Cgil Cisl Uil e governo, le organizzazioni sindacali del comparto puntano a modificare l’Ape agevolata «perché con i limiti attuali sarebbero molto pochi i lavoratori delle costruzioni che potrebbero usufruite dell’uscita anticipata a 63 anni». Per questa ragione anche in provincia dai prossimi giorni verrà avviata una campagna straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro. Parallelamente le segreterie provinciali di Fillea, Filca e Feneal hanno inviato ieri una lettera a senatori e deputati trentini chiedendo di farsi portavoce del problema anche in Parlamento dove è in discussione la legge di Stabilità. Il tutto coerentemente all’ordine del giorno approvato dall’assemblea degli attivi unitari dello scorso 18 novembre. Nella stessa direzione si stanno muovendo nel resto d’Italia.
«Le costruzioni, i comparti del porfido e del legno, l’edilizia in senso lato, vivono una precarietà strutturale che non permette di raggiungere i due requisiti fissati nell’Ape agevolata nemmeno in età avanzata – spiegano i tre segretari Maurizio Zabbeni, Fabrizio Bignotti e Gianni Tomasi -. Pertanto, per una platea di lavoratori trentini impiegati in attività gravose, spesso in qualità di lavoratori anche precoci, l’accesso alle agevolazioni previste dalla legge di stabilità sarebbe del tutto precluso ed inagibile. E’ indispensabile che il Parlamento introduca delle modifiche che rendano un diritto concreto la possibilità per gli operai edili di poter andare in pensione dopo anni e anni passati sulle impalcature e nei cantieri».
Se gli attuali paletti non verranno rivisti l’obiettivo di agevolare l’uscita senza penalizzazione per i lavoratori di questi comparti si tradurrebbe in un nulla di fatto per molti. Si vanificherebbe, inoltre, uno dei punti maggiormente qualificanti del verbale, cioè l’avere riconosciuto che finalmente che i lavori non sono tutti uguali. È proprio questo principio che deve essere reso concreto.
Per rendere l’Ape agevolata realmente efficace, consentendo agli addetti di andare in pensione a 63 anni, è necessario che il Parlamento riporti gli anni di contributi necessari a 20, e sia eliminato il vincolo dei 6 anni continuativi. Ai fini degli anni validi per l’accesso all’Ape agevolata, inoltre, per i sindacati «deve valere qualsivoglia integrazione al reddito riconosciuta nel passato (disoccupazione ordinaria e ridotta, speciale edile, mobilità, ecc.), sulla falsariga del riconoscimento dell’indennità speciale edile ai fini dell’anzianità».
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