11 settembre 2019 – Trentino

«Appalti, possibile la revisione»

La vertenza. Portineria e pulizie, Fugatti risponde a Degasperi (M5S) e apre all’estensione della clausola sociale
ai livelli retributivi: «Ma solo per i bandi futuri». Protesta dei lavoratori in piazza Dante: «La giunta rifiuta il confronto»

«Stiamo riflettendo approfonditamente su una revisione della norma sugli appalti, estendendo la clausola sociale ai livelli retributivi, ma l’eventuale intervento normativo riguarderà solo gli appalti futuri». Il presidente della Provincia Maurizio Fugatti ha risposto così all’interrogazione del consigliere Filippo Degasperi (M5s) che ha portato in consiglio provinciale le istanze del personale di portineria dell’Università di Trento e delle lavoratrici delle pulizie per il Comune. Una trentina di lavoratori si sono riuniti fuori del palazzo della Regione per protestare, sotto le bandiere di Cgil, Cisl e Uil, contro i tagli salariali e occupazionali, per poi presenziare al consiglio provinciale. Oltre alle 70 lavoratrici delle pulizie, sono 54 i lavoratori di portineria presso l’ateneo (impiegati dalla rete cooperativa Ati Rear-Miorelli) che hanno subito consistenti tagli salariali fino a 400 euro mensili. Le cooperative appaltatrici hanno deciso di declassare il personale di portineria a categoria multiservizi, passando da retribuzioni di circa 10 euro l’ora a poco più di 6 euro. Paola Bassetti (Filcams Cgil) ha spiegato che questo demansionamento è in linea con la legge voluta dalla giunta di centrosinistra: «Le clausole sociali vanno a tutelare il numero di posti di lavoro, ma non le retribuzioni, che possono essere abbassate a discrezione del “padrone”». La risposta del presidente Fugatti ha dunque causato la delusione dei lavoratori, poiché l’eventuale riforma dei regolamenti non si applicherà alle vertenze in corso. Una lavoratrice (che chiede di restare anonima) ha rivelato che il clima al lavoro è diventato insostenibile: «L’università preme su di noi perché continuiamo a lavorare con la stessa intensità, ma ora ci troviamo a 500 euro al mese per 30 ore settimanali. È indecente, molte di noi sono donne sole con figli». Franco Ianeselli, segretario generale Cgil Trentino, ha spiegato che il sindacato andrà per vie legali: «Con la normativa vigente si può garantire la continuità salariale, ma Provincia e Università devono facilitare le interpretazioni di legge positive per i lavoratori». Lorenzo Pomini, segretario generale Cisl Trentino, ha richiamato la politica alle sue responsabilità: «Questi lavoratori percepiscono 500 euro al mese, non è nemmeno una pensione minima. Quello che la Provincia risparmia sugli appalti, lo andrà a spendere in sussidi». Walter Alotti, segretario generale Uil Trentino, ha sottolineato come i lavoratori del portierato debbano essere valorizzati: «Quando ci si vanta dell’eccellenza dell’università trentina, bisogna ricordarsi che è il lavoro delle persone che la rende accogliente, fornendo assistenza preziosa a studenti e docenti». In aula, il consigliere Degasperi ha chiesto alla giunta un approccio “muscolare” verso le aziende appaltatrici: «Si faccia capire loro chi comanda e che nel futuro a beneficiare degli appalti potranno essere altri».

 

Scarica il pdf: appalti ART 110919