7 novembre 2017 – Corriere del Trentino

Aquafil, i sindacati si sentono snobbati

Dito puntato contro il presidente Bonazzi e il suo ruolo istituzionale di leader in Confindustria Integrativo, si profila un nuovo peggioramento. «La proprietà non tratta. Noi cerchiamo il dialogo»

I sindacati in modo unitario hanno avviato lo stato di agitazione all’Aquafil di Arco principalmente perché la proprietà tende a bypassare i rappresentanti dei lavoratori in ogni occasione, con il rischio di una vera delegittimazione. In casus belli è il rinnovo dell’integrativo, ma la critica è in generale «all’atteggiamento politico» o addirittura «ideologico» del presidente Giulio Bonazzi. Che essendo pure presidente di Confindustria Trento ha una responsabilità in più. Ieri le categorie dei chimici di Cgil, Cisl, Uil e Usb hanno chiarito i motivi della loro protesta, a pochi giorni del delicato debutto in Piazza Affari della multinazionale che produce fibre sintetiche. Alla richiesta di una replica sia a livello aziendale che confindustriale, la società ha deciso di non rispondere.

L’introduzione è toccata a Mario Cerutti, segretario Filctem Cgil: «Sono più di trent’anni che in questa azienda non c’è alcuna mobilitazione. Ora la situazione è complessa e manca il dialogo con la direzione aziendale. L’obiettivo è ricucire un dialogo fra le parti, nel rispetto dei ruoli: il sindacato non è solo funzionale all’azienda, ma ha anche un ruolo politico».

Per le Rsu (i rappresentanti aziendali) interviene Gianfranco Cengia (Filctem Cgil): «I rapporti con l’azienda sono puramente notarili. Poi c’è il tema del contratto integrativo: nel 2013 abbiamo accettato sacrifici, poi nel 2016 i bilanci si sono ripresi: ciononostante l’azienda non è disponibile a contrattare. Il risultato è che la loro proposta è addirittura peggiorativa rispetto al 2013». Sulla stessa linea Mariano Marcolin, Rsu della Uiltec, che ricorda che nel 2013 si partiva «dal contratto di solidarietà. Ora abbiamo chiesto di recuperare qualcosa, ma niente da fare». Alberto Pellegrini (Rsu Femca Cisl) fa sapere che prima del 2013 le relazioni sindacali c’erano, «ora sono interrotte per puntiglio», fatto che genera «malessere fra i dipendenti», come conferma anche Roberto Spezia dell’Usb. Ma l’azienda non è ingenerosa verso i suoi 535 lavoratori, più una cinquantina di interinali: «Però decide di premiare i singoli o i gruppi, fuori della contrattazione con i sindacati» fa notare la Filctem. Insomma, Bonazzi e il direttore Vivaldi (che ultimamente non si presenta più ai tavoli di trattativa) non vogliono vincoli.

La protesta dei lavoratori (che hanno votato lo stato di agitazione ad ampia maggioranza) sarà lunga, con iniziative ancora da definirsi, ma quasi di sicuro non arriverà alla proclamazione di scioperi (una vecchia sentenza limita questa opzione) piuttosto ci saranno «atti non convenzionali». Anche sulla data della quotazione i dipendenti lamentano l’assenza totale di comunicazione. Sul Corriere del Trentino di domenica la notizia che la Consob potrebbe far slittare il debutto dal 13 al 20 o al 27 novembre, ma le maestranze non hanno avuto alcuna comunicazione diretta.

Alan Tancredi, segretario Uiltec nota che «basterebbe poco per pacificare la situazione aziendale e tornare ad avere relazioni sindacali. Ma Bonazzi si è trincerato dietro a un “no”. La questione salariale è importante, ma lo è anche quella politica». Ivana Dal Forno, segretario della Femca Cisl, torna a parlare del «modello di relazioni che è presente nel settore dei chimici e che porta a soluzioni condivise. Se manca, manca la base per discutere di tutto il resto». Ezio Casagranda, rappresentante dell’Usb, fa riferimento alla «logica confindustriale che vuole il salario legato all’andamento economico dell’azienda. Quando c’è bisogno di sacrifici i dipendenti devono essere pronti, ma quando c’è la quotazione in Borsa e i profitti sono altissimi gli utili non vengono redistribuiti. Una contraddizione inaccettabile».

Infine le Rsu temono per il futuro: «C’è il tentativo di sminuire lo stabilimento di Arco, meno centrale ora che ci sono molte sedi nel mondo. Ma è da qui che partono i tecnici che fanno funzionare tutte le fabbriche» dice Pellegrini. Cengia è preoccupato: «Ci dicono che nei prossimi anni tutta la produzione si convertirà ad Econyl (recupero reti da pesca, ndr), ma qui ad Arco non ne produciamo un solo chilo».

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