28 maggio 2020 – Corriere del Trentino
«Asili aperti l’8 giugno? Un azzardo, è presto»
TRENTO La giunta Fugatti accelera. Anche «per rispondere alle esigenze di quelle famiglie che hanno ripreso a lavorare», ha detto martedì il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti. Ma negli ambienti scolastici si respira un clima di preoccupazione, si percepisce anche dai toni del presidente della Federazione provinciale scuole materne, Giuliano Baldessari. «L’otto giugno è praticamente dopodomani — afferma — già ci sembrava presto il 15 giugno».
Non è una questione di buona o cattiva volontà, il desiderio di ricominciare c’è, ma riorganizzare un’attività complessa con bambini dagli 0 ai 6 anni, basata perlopiù sulle relazioni, come quella delle scuole materne, in sicurezza, è tutt’altro che facile, «e abbiamo davanti pochi giorni — ragiona Baldessari — . Non ci sono ancora idee chiare, non c’è un protocollo relativo all’aspetto sanitario, per quanto riguarda gli aspetti pedagogici sembrano in parte definiti, ma c’è ancora tanto da fare e poco tempo davanti. Siamo molto preoccupati». E c’è chi a queste condizioni non intende riaprire gli asili. «Mi rendo conto che prendere decisioni, soprattutto in questo momento, non sia semplice, ci sono le famiglie che premono, ma tanti presidenti di scuole materne non vogliono riaprire. Non a queste condizioni». E aggiunge: «I parametri contenuti nel documento pedagogico devono essere valutati alla luce delle indicazioni che arrivano dal protocollo sanitario. Negli asili ci sarà un numero ridotto di bambini rispetto al passato, saranno al massimo dieci per sezione». L’idea iniziale, sottolinea ancora il presidente della Federazione scuole materne, era quella di «ripartire con un progetto pilota che avrebbe coinvolto solo alcune scuole, qui si sta stravolgendo tutto e si vuole riaprirle tutte». Serve una garanzia per la sicurezza dei bambini e degli insegnanti secondo i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Fpi Uil e Satos. «Abbiamo sempre sostenuto che sia utile sperimentare nelle prossime settimane un progetto pilota in modo da arrivare pronti alla ripartenza — spiegano —. Ma oggi mancano ancora le linee guida sulla prevenzione del rischio Covid per i bambini e sulla salute e sicurezza del personale, che non sono state condivise con le organizzazioni sindacali, come è invece accaduto per tutti gli altri settori».
Le scuole materne sono ormai chiuse da fine febbraio, al momento non sono iniziati neppure i lavori di sanificazione e mancano i dispositivi di protezione individuale. «Ci hanno detto che sarà la protezione civile a rifornirli, abbiamo fatto dei passi e ci stiamo muovendo, ma dobbiamo ancora acquistare i prodotti per la sanificazione», continua Baldessari. Per il presidente della Federazione «pensare di riaprire l’8 giugno è un azzardo». I protocolli della sanità potrebbero arrivare a metà della prossima settimana. «Così sembra — precisa Baldessari — fino ad allora sarà difficile muoversi».
Uno dei nodi principali è quello dei trasporti, non è stato ancora chiarito se saranno i genitori ad accompagnare i bimbi in auto alla scuola materna, inoltre c’è la mensa. A differenza delle scuole elementari, dove già si ipotizza di consumare il pranzo in aula dopo le lezioni, all’asilo il servizio mensa dovrebbe essere garantito, ma bisogna risolvere il problema delle distanze e dell’organizzazione. «Sono bambini piccoli — precisa — ad oggi non abbiamo ancora nulla, è rimasto tutto in standby. Aspettavamo il protocollo per concordare le linee pedagogiche e affinarle».
Nulla da eccepire sull’idea della giunta di tenere aperte le scuole materne fino al 31 luglio, sono i tempi della riapertura a preoccupare maggiormente gli insegnanti e gli operatori. Poi c’è il problema dei genitori. «C’è il rischio che molti non si sentano sicuri», sottolineano i sindacati che parlano anche di modelli differenti che «non potranno definirsi educativi, viste le limitazioni imposte dai protocolli di sicurezza per evitare il contagio». Per questo «gli insegnanti, gli educatori e tutto il personale in servizio deve essere pienamente coinvolto nel processo di riorganizzazione del servizio perché non venga totalmente snaturato».
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