27 maggio 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Asili nido e materne, dall’8 giugno si riapre Chiusura il 31 luglio

TRENTO Scuole materne e nidi «riapriranno, se il contagio rimane stabile, lunedì 8 giugno». Lo ha annunciato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Mentre sul fronte della ripartenza gli interrogativi restano molti. Per risolvere la «grana» dei trasporti (10.000 sarebbero, secondo le stime del mobility manager Andreatta, i ragazzi delle superiori a piedi) «dovremo far ricorso anche alla didattica a distanza, che non sarà tuttavia quella di questi mesi» precisa la sovrintendente Viviana Sbardella.
Under 6
La decisione sui piccolini Fugatti dice di averla presa con la giunta anche «per rispondere alle esigenze di quelle famiglie che hanno ripreso a lavorare». «C’è stato — ha detto il governatore — un grande lavoro da parte dell’assessore Mirko Bisesti e del dipartimento. La volontà della giunta è quella, a fronte di una stabilizzazione del contagio, di ragionare per riaprire i nidi e le materne il prima possibile, in sicurezza con un protocollo apposito». Fugatti ha messo sul tavolo anche una data, «lunedì 8 giugno per entrambe: e stiamo lavorando anche per prevedere l’apertura delle materne fino al 31 luglio». Per fare questo serve «un’ordinanza dato che a livello nazionale questa data non è prevista». Cinzia Mazzacca, Stefania Galli, Marcella Tomasi e Ennio Montefusco segretarie generali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Fpl Uil del Trentino e SATOS frenano: «Niente fughe in avanti — dicono — mancano ancora i protocolli condivisi su salute e sicurezza. Siamo pronti a discutere con la giunta -proseguono — le modalità migliori per la riattivazione dei servizi che, non potranno definirsi educativi, viste le limitazioni imposte dai protocolli».
Il concorso
I dubbi Cgil, Cisl e Uil li avanzano anche sul fronte dei concorsi per stabilizzare i precari, rinviati a settembre da Roma. «Non ha alcun senso fare un concorso straordinario a settembre prevedendo un numero di cattedre assolutamente insufficiente a rispondere al fabbisogno di personale della scuola trentina. Ci sono ambiti di insegnamento che rischiano di restare in gran parte scoperti e altri in cui non si dà alcuna risposta a chi da anni copre, in modo precario, i posti vacanti. In questo modo molti precari storici sceglieranno di tentare la stabilizzazione in altre regioni, mettendo a rischio la continuità didattica in molte scuole della nostra provincia» . È quanto ha ribadito oggi Flc del Trentino alla dirigente provinciale del servizio reclutamento, Francesca Mussino, durante un incontro chiesto dai sindacati sul concorso e sulle procedure di selezione che si intende attuare a settembre.
E come Flc Cgil anche Uil scuola con Pietro Di Fiore chiede che il concorso abilitante sia aperto a tutti. E aggiunge «che siano banditi concorsi anche per la scuola primaria e che siano previste procedure concorsuali straordinarie per tutte le classi di concorso».
Sul fronte ripartenza Di Fiore non accetta proposte al ribasso. Il fatto che circa 10.000 studenti, stando al numero fornito da Andreatta, resteranno senza trasporto non deve far pensare a un utilizzo massiccio della didattica on line: «Pare — dice — che queste indicazioni vogliano portarci nella direzione di deleterio uso della didattica a distanza. Non ci stiamo: si facciano piccoli gruppi,si dimezzi l’orario, tra 36 ore a scuola e 0 c’è una via di mezzo: l’ autismo digitale colpisce tutti».
Le proposte
E che il compromesso possa, alla fine, essere quello, per la secondaria di secondo grado, di «alternare la presenza in piccoli gruppi con lo svolgimento di alcune attività da casa» lo spiega la sovrintendente Sbardella: «Stiamo raccogliendo dalle scuole simulazioni di organizzazione: partiamo dal concreto per riuscire a fare un piano provinciale che tenga conto dei vincoli imposti da trasporti, spazi, organico e linee guida sanitarie.La didattica a distanza ci sarà alla secondaria di secondo grado, ma non sarà quella di quest’anno: non immaginiamo i nostri studenti incollati davanti al pc». Per consentire a tutti di fare più ore di lezione in classe «magari si ridurranno i viaggi, i progetti e le settimane linguistiche così da recuperare risorse». Scettica si rivela Sbardella sull’idea di far tornare i ragazzi a scuola almeno per un saluto l’ultimo giorno. «Il problema dei trasporti non scompare quel giorno. Se devo poi pensare che non si possono abbracciare, che qualcuno deve controllare, mi pare poco significativo». Le scuole però, pur consapevoli dei limiti, si stanno organizzando: «Attendiamo — dice la dirigente Paola Pasqualin — una circolare. Si sta pensando di organizzare un momento di scambio nel momento in cui verranno a scuola a ritirare i materiali».

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