03 dicembre 2021 – Corriere del Trentino

«Assegno unico, a Trento 60 milioni». Che cosa è l’Assegno unico Coinvolte 60.000 famiglie in Trentino. Gli importi in base a Isee e figli

I sindacati incalzano la giunta.
«Detrazioni fiscali annullate, così si spiega l’extra-gettito. Si usi anche per la famiglia».

TRENTO Sessanta milioni in più in cassa. Non è ancora Natale ma è questo il «regalo» che il decreto sull’Assegno unico nazionale porterebbe a Piazza Dante, secondo una stima formulata da Cgil, Cisl e Uil. Soldi che garantiscono secondo i sindacati «la piena sostenibilità dell’assegno unico provinciale alle famiglie trentine» a rischio di sospensione e tagli, erano i rumors, da marzo con l’entrata in vigore del nuovo assegno nazionale, che riguarderà circa 50-60.000 famiglie in provincia.

Lo strumento
Ma facciamo un passo indietro: dopo il varo della misura ormai mesi fa, il 18 novembre il consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che rende operativo l’assegno dal prossimo 1° marzo; riguarderà tutte le famiglie con figli a carico dai 21 anni in giù (se disabili senza limiti di età) e andrà a sostituirsi a tutte le precedenti misure. Un sistema per fare ordine nella giungla degli aiuti che cancella tutto con un colpo di spugna. Comprese, ed ecco la novità più impattante per il Trentino, le detrazioni fiscali.

Le entrate
Lo spiega bene Andrea Grosselli, segretario della Cgil del Trentino: «L’eliminazione delle detrazioni fiscali per figli a carico minori di 21 anni dovrebbe garantire alla Provincia un ingente aumento di gettiti derivanti dalla devoluzioni Irpef». Le stime della Ragioneria di Stato sono di 3.700 milioni di euro per il 2022 in Italia e 6.400 per il 2023, 6.130 per il 2024 e 6.051 per il 2025. «Applicando a questo quoziente del’1% come proporzione demografica del Trentino sull’Italia — prosegue — seppur sottostimando l’Irpef pagata da lavoratrici e lavoratori trentini è possibile ipotizzare gettiti aggiuntivi Irpef su cui applicare la devoluzione dei 9 decimi al bilancio in queste dimensioni: 37 milioni nel 2022, 64 nel 2023, 61 nel 2024 e 50 nel 2025». Cruciale dunque per i sindacati reinvestire parte di questi soldi sulla famiglia senza toccare quelli già stanziati per l’assegno provinciale. « Se si pensa che le 31.465 famiglie che percepiscono la quota B dell’Assegno unico provinciale producono una spessa stimata per il 2022 du 42.067.000 euro per la Provincia si può comprendere come grazie all’introduzione dell’assegno universale anche per l’autonomia trentina si aprono spazi finanziari utili per potenziare il welfare familiare sia sul lato dei servizi della conciliazione sia su quello dei sostegni alle famiglie sotto forma di ampliamento della platea dei beneficiari dell’assegno provinciale e di valorizzazione del lavoro femminile attraverso un aumento delle deduzioni».

Gli interrogativi
Anche perché l’assegno unico nazionale presenta insidie non da poco. In prima battuta per i ceti medi «che si avvicinano a una soglia Isee di 40.000 euro e, per i nuclei familiari di persone conviventi: la norma infatti corregge, va detto, in questo secondo caso una stortura frutto di una legislazione datata» continua Grosselli. In passato ai nuclei di conviventi, ipotizzando si trattasse di coppie unitesi dopo trascorsi vari, veniva concesso di dichiarare solo il reddito di uno dei due genitori. Se la correzione è giusta gli effetti però sulle tasche dei cittadini potrebbero essere impattanti. Una famiglia con due figli e un Isee di 40.000 euro perderà 460 euro all’anno, una famiglia di persone conviventi pur con Isee di 26.500 addirittura 1.819 euro all’anno. Certo, va detto, famiglie di coniugi con soglie Isee basse, come i 26.500 detti prima, sempre con due figli minori avranno una maggiorazione annua di 473 euro con il nuovo assegno.

Un altro nodo è quello della mancata connessione tra Assegno nazionale e quello provinciale: «Lo schema del decreto — spiega Grosselli — non prevede la clausola di salvaguardia per Trento e Bolzano, come quella esistente per il reddito di cittadinanza», che mette i redditi derivanti da misure locali al riparo dalla quantificazione e dal mantenimento del beneficio stesso. «Dovendo i cittadini trentini dichiarare ai fini Isee tutti i benefici percepiti dalla Provincia i trentini risulteranno più ricchi dei loro connazionali, e riceveranno un assegno unico più basso di un veneto o un lombardo con pari stipendio e patrimonio». Un tema questo che il Trentino ha posto ieri, tuttavia, sul tavolo della Conferenza delle Regioni.

I sindacati
«Anche per questo — dicono all’unisono con Grosselli anche i segretari della Uil Walter Alotti e della Cisl Lorenzo Pomini — resta urgente che il governo provinciale moltiplichi gli sforzi perché il decreto legislativo sul nuovo assegno che tra poche settimane il governo emanerà in via definitiva preveda una clausola tale da garantire la piena integratività dei benefici provinciali rispetto a quelli nazionali». I sindacati ribadiscono le richieste «già avanzate alla giunta: potenziare e ridurre i costi dei servizi conciliativi, in particolare per favorire l’occupazione femminile ai fini icef per sostenere i nuclei in cui entrambi i genitori lavorano, ripristinare le detrazioni dell’addizionale provinciale all’irpef per i nuclei con redditi bassi e ampliare la platea dei beneficiari dell’assegno unico provinciale».

Scarica il pdf: assegno ART 031221 2