Comunicato stampa UIL Pensionati
Assistenza agli anziani in Trentino: la sfida del personale qualificato e l’urgenza di una risposta collettiva
Con l’invecchiamento della popolazione che accelera a ritmi sostenuti, il sistema di assistenza domiciliare agli anziani in Trentino si trova a fronteggiare sfide inedite e sempre più complesse. A soffrire maggiormente di questa situazione è la carenza di personale qualificato, un problema che sta minando la capacità del sistema di rispondere adeguatamente ai bisogni crescenti della popolazione anziana.
Sebbene il Trentino possa vantare un modello di welfare all’avanguardia rispetto ad altre regioni italiane, le problematiche legate alla mancanza di infermieri e operatori socio-sanitari sono evidenti e rischiano di compromettere i progressi fatti fino ad oggi.
Negli ultimi anni, la domanda di assistenza domiciliare è aumentata in modo esponenziale, trainata dall’invecchiamento della popolazione e dal numero crescente di anziani affetti da patologie croniche. Tuttavia, l’offerta di personale qualificato non ha tenuto il passo con questa domanda, creando un divario pericoloso che rischia di compromettere l’efficacia del sistema di cura sul territorio.
Ciò ha ripercussioni dirette sulla qualità delle cure fornite agli anziani, che spesso necessitano di cure continuative e personalizzate. Con meno operatori disponibili, il carico di lavoro per gli infermieri e gli OSS rimasti aumenta, riducendo il tempo che possono dedicare a ciascun paziente.
Inoltre, la carenza di personale influisce anche sulla disponibilità dei servizi. Le famiglie si trovano spesso costrette a lunghe liste d’attesa per attivare l’assistenza domiciliare, con l’effetto che molte di loro si vedono obbligate a occuparsi da sole dei propri cari. Questo rappresenta un onere significativo, sia dal punto di vista economico che emotivo per i familiari che spesso non dispongono delle competenze necessarie per prendersi cura di anziani con gravi patologie.
Le aree rurali della provincia di Trento, poi, sono quelle che soffrono maggiormente di questa situazione. Qui, l’accesso ai servizi di assistenza è ancora più limitato con il risultato che molte famiglie nelle zone più periferiche si trovano a dover fare affidamento su reti di supporto informali o su badanti private, il cui costo è spesso proibitivo.
Invertire questa tendenza è cruciale non solo per migliorare la qualità della vita degli anziani, ma anche per assicurare la sostenibilità del sistema di assistenza a lungo termine. Un numero adeguato di infermieri e OSS permetterebbe di ridurre la pressione sugli operatori già in servizio, migliorando il loro benessere. Questo, a sua volta, contribuirebbe a trattenere più personale, evitando il circolo vizioso che vede sempre più professionisti lasciare il settore per condizioni lavorative migliori altrove.
Un maggior numero di operatori specializzati presenti sul territorio, inoltre, tra cui geriatri, psicologi, ecc., permetterebbe di offrire cure più personalizzate e tempestive, migliorando l’efficacia dell’assistenza domiciliare. Un’assistenza di qualità ridurrebbe il rischio di complicazioni per gli anziani, migliorando la loro salute e riducendo la necessità di ricoveri ospedalieri, con benefici significativi anche per l’intero sistema sanitario.
Per risolvere la carenza di personale qualificato nell’assistenza domiciliare, è necessario adottare una serie di misure che coinvolgano tutti gli attori interessati, a cominciare dagli Enti Locali, dalle Comunità di Valle e dalla Provincia. Le istituzioni, in primo luogo, devono investire in politiche che rendano più attrattive le professioni sanitarie.
Al tempo stesso, le forze sociali, come i sindacati dei pensionati, devono essere coinvolte attivamente nella costruzione di politiche più inclusive ed efficaci. Solo attraverso il dialogo e la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti sarà possibile affrontare le nuove sfide poste dall’invecchiamento della popolazione e garantire un’assistenza domiciliare degna e accessibile per tutti gli anziani del territorio.
Non dimentichiamo che, come affermato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “l’assistenza ai più deboli è il termometro della civiltà di una società”, sottolineando l’importanza di un sistema di assistenza che metta al centro i bisogni delle persone più fragili. Questa riflessione si applica perfettamente al nostro territorio, dove la carenza di personale qualificato rischia di compromettere non solo la qualità delle cure, ma anche il livello di civiltà e dignità che una società deve garantire ai suoi membri più vulnerabili.
Per questo, la costruzione di un modello di assistenza efficace non può prescindere da una stretta sinergia tra istituzioni, famiglie e rappresentanze sociali. Solo attraverso una visione comune sarà possibile realizzare interventi strutturali, migliorare le condizioni di lavoro degli operatori e fornire un supporto concreto alle famiglie che si trovano a gestire un carico sempre più pesante. Solo così potremo garantire un futuro più giusto e dignitoso ai nostri anziani, un segno concreto della civiltà di cui vogliamo essere portatori.
Claudio Luchini
Segretario UIL Pensionati del Trentino
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