Corriere del Trentino – 07 settembre 2022

Assunzioni, frena l’industria Sindacati preoccupati «Effetto del caro bollette»

TRENTO Dopo una lunghissima fase di crescita, iniziata sostanzialmente nei primi mesi dello scorso anno, il settore manifatturiero subisce una battuta d’arresto in termini di nuovi contratti: a giugno il bollettino dell’Agenzia del lavoro riporta 135 assunzioni in meno, ossia -9,4% rispetto a giugno 2021. «Effetto dell’incertezza provocata dall’emergenza energetica», segnalano allarmati i sindacati Cgil, Cisl e Uil del Trentino. 

A livello generale si tratta di una conferma. Già a maggio infatti era stata rilevata una flessione: 467 unità in meno, -3,6%. Seppur minima, a giugno le assunzioni sono diminuite dello 0,4%, cioè 92 unità. Il calo riguarda in particolare l’industria in senso stretto appunto, l’agricoltura (con un -0,7%), i servizi alle imprese (-3,9%) e i pubblici esercizi (-0,2%). 

Il quadro complessivo resta comunque positivo se si guarda ad un arco temporale più ampio: nei primi sei mesi del 2022 le assunzioni sono cresciute del 23,6% (+15.379 unità) rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato in crescita del 16,4% anche sul primo semestre ante-Covid del 2019. 

Tuttavia per le tre organizzazioni sindacali i segnali che emergono dal monitoraggio di Agenzia del lavoro vanno valutati con la massima attenzione, perché il quadro fortemente instabile, sul piano politico ed economico, inciderà anche sulle imprese locali, come già si intravede dai dati di giugno. «L’incertezza provocata dall’emergenza energetica e dall’inflazione sta già avendo degli effetti sul mercato del lavoro con un rallentamento delle assunzioni in particolare nel settore dei servizi alle imprese e nell’industria, ossia quelli maggiormente esposti alla competizione internazionale», evidenziano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher, che seguono il mercato del lavoro per Cgil, Cisl e Uil. Preoccupato anche l’assessore provinciale al lavoro Achille Spinelli: «È evidente che in una fase di incertezza le imprese non possono dare seguito ai loro piani di sviluppo: il governo deve intervenire al più presto altrimenti si dovrà investire in cassa integrazione». 

Oltre al ricorso alla Cig, i sindacati temono anche che si rafforzi la tendenza a forme di lavoro precario, già in crescita rispetto ai contratti a tempo indeterminato: oggi quelli a termine sono l’87% delle nuove assunzioni, in crescita di quasi due punti percentuali rispetto al 2019. Allo stesso tempo frenano i contratti stabili, dal 9,4% al 9,2% . 

 

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