Aumento dei prezzi. Sui salari non c’è altro tempo da perdere. Cgil Cisl Uil chiedono con forza il rinnovo dei contratti e l’adeguamento delle buste paga al carovita: “Con un’inflazione ancora a due cifre lavoratori e pensionati in difficoltà”
Non si ferma la corsa dell’inflazione in Trentino anche se la crescita dei prezzi rallenta. A gennaio l’indice dei prezzi rilevato dall’Istat ha fatto segnare un incremento del 10% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. A dicembre l’inflazione in provincia aveva superato il 12%.
Un rallentamento che non rassicura però i sindacati. “Come previsto ad oggi non c’è nessun calo dei prezzi al consumo – fanno notare i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Una situazione di aumenti costanti che ormai dura da un anno e che sta sfiancando le famiglie e i pensionati”.
Ancora una volta a trainare gli incrementi sono le spese legate ad abitazione, acqua, combustibili ed elettricità. Lavoratori e pensionati, infatti, non hanno visto al momento nessun effetto sulle bollette del calo dei prezzi energetici. Devono fare i conti, invece, con pensioni e stipendi che non riescono a stare dietro al costo della vita. “L’unica via d’uscita in questa situazione si chiama contrattazione”, insistono i tre sindacalisti che rivendicano i recenti rinnovi a livello locale. “In queste settimane si sono segnati, grazie al sindacato, passi avanti significativi con il rinnovo del contratto integrativo provinciale dell’edilizia e dell’artigianato metalmeccanico. Siamo giunti anche alla storica firma di un contratto integrativo per il turismo. E’ questa la strada da percorrere, ma nei datori di lavoro pubblici e privati ci sono troppe resistenze”.
Per Cgil Cisl Uil, invece, i contratti vanno rinnovati e vanno rinnovati nei tempi giusti. Una sollecitazione che le tre sigle mettono anche sul tavolo della Giunta provinciale. “Non si è ancora aperto il tavolo di confronto per il rinnovo ‘22-’24 del comparto autonomie locali, mentre gli aumenti della precedente tornata contrattuale stanno cominciando ad arrivare solo adesso. Nel privato ci sono situazioni ancora peggiori come nel commercio”.
In Trentino sono circa 120mila i dipendenti con le retribuzioni bloccate. “La Provincia in quanto datore di lavoro dovrebbe dare il buon esempio sollecitando anche le aziende private a sedersi ai tavoli. Assistiamo invece ad un ipocrita immobilismo che porta aziende e Giunta a prendere atto sulla stampa del problema salariale in Trentino, soprattutto per giovani e donne, e a non fare nulla per sbloccare questa situazione. Il tutto mentre i lavoratori si impoveriscono sempre di più”.
In media, infatti, un lavoro dipendente ha visto svanire due mensilità totalmente erose a causa dell’inflazione. “Servono misure che spingano le aziende ad accrescere la propria produttività e ad aumentare i salari in modo strutturale. In questo senso la riforma della legge provinciale per gli incentivi alle imprese rischia di essere un’occasione persa”, concludono Grosselli, Bezzi e Alotti.
Trento, 22 febbraio 2023
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