Trentino, Il T – 07 giugno 2023
Buoni pasto: bocciato da tutti il nuovo sistema
Il nuovo sistema di gestione dei buoni pasto per i dipendenti provinciali non soddisfa e gli esercenti lo respingono. Dopo il ricorso di una delle imprese che aveva partecipato alla gara indetta dalla Provincia, è operativo il nuovo sistema che, però, prevede una commissione del 7,73% a carico degli esercenti, contro il 5% di tetto massimo fissato a livello nazionale nel 2022 e lo zero per cento previsto dal sistema di gestione in house operativo in precedenza. «Raccogliamo come ristoratori un certo rammarico – commenta Marco Fontanari presidente dell’Associazione ristoratori del Trentino – perché si fa un forte passo indietro rispetto alle condizioni più vantaggiose per l’imprenditore, che potevano essere reinvestite nella qualità dell’offerta al consumatore. Oggi, con lo scatto inflattivo, questo tipo di contratto diventa molto penalizzante: stiamo infatti raccogliendo da parte di tantissimi soci la volontà di non continuare a queste condizioni. Dai dati disponibili in rete vediamo come ci sia stato un esodo notevole di ristoratori: ad oggi sono circa 700 le attività presenti in piattaforma ma in maggioranza si tratta di negozi alimentari con servizio di gastronomia. Ciò che raccomandiamo è un corretto uso del buono pasto, cioè un servizio sostitutivo di mensa e non un buono per acquisti generici. Tanti colleghi ci stanno chiamando: l’attività dell’Associazione è andare sul territorio, ascoltare e mettere a disposizione tutti i servizi che possiamo fornire per l’assistenza perché tanti che si ritrovano in quell’elenco ci chiedono come fare oggi a retrocedere. Sta nella libera scelta di ogni imprenditore ma come associazione dobbiamo dare assistenza ai nostri associati». Il disagio non sta colpendo solo i lavoratori, ma anche le imprese che si sono trovate all’improvviso con dei costi nuovi per un servizio che prima non li prevedeva. «Si tratta di un cambiamento significativo – spiega la presidente dell’Associazione pubblici esercizi Fabia Roman – che va ad incidere negativamente su un settore come il nostro che convive da sempre con un cronico problema di marginalità». Tutto è da considerare su queste forme di integrazione del reddito del lavoro che vanno a incidere sia su chi li riceve per spenderli, sia su chi li incassa e che deve pagare una percentuale molto alta nel momento in cui li accetta. «Chiediamo che si affronti una riflessione ad ogni grado per valutare la sostenibilità di questo servizio sia per gli utenti, per il datore di lavoro ma anche per le imprese» conclude Roman.
Il tutto ricade, poi, sui dipendenti che si vedono rifiutare i buoni pasto. Tante le segnalazioni arrivate alle associazioni, ma anche alle varie firme sindacali presenti sul territorio. Per questo, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl intervengono annunciando disdette generali delle convenzioni e aumenti dei prezzi, oltre che per chiedere, ancora una volta, che venga istituito un patto per salvaguardare i lavoratori di tutti i settori, compresi quelli delle Apsp, che a oggi non ne usufruiscono e il potere d’acquisto, perché un buono pasto di valore dignitoso comporta benefici da più parti, anche nel garantire le convenzioni e nell’opportunità di rafforzare la capillarità delle mense aziendali. «La Provincia non ha mai voluto affrontare il problema in modo serio – tuonano i sindacati -. Il cambio di gestione porta un aggio dell’8% della ditta di intermediazione e questo produce una salita dei prezzi e alla rinuncia di molti esercenti, non più disposti ad accettare il buono pasto. A pagare il conto sono le lavoratrici e i lavoratori».
Scarica il pdf: TRENTINO, IL T Buoni Pasto ART 070623
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