3 novembre 2016 – Corriere del Trentino
Camera del lavoro, Cisl e Uil caute «Prima concordiamo il modello»
Tiepida la risposta alla Cgil. Pomini: capire lo scopo. Alotti: sì a un’idea nostra
Una risposta quantomeno tiepida. Cisl e Uil vogliono prima vederci chiaro sulle soluzioni proposte da Franco Ianeselli, segretario della Cgil, in tema di rappresentanza del lavoro (Corriere del Trentino di ieri). «Bisogna prima capire le finalità» dice Lorenzo Pomini, guida provinciale della Cisl, riguardo alla «Camera unica dei lavoratori» suggerita da Ianeselli.
«Attenzione — esorta Walter Alotti, segretario Uil — a proporre modelli come l’Arbeiterkammer che, a quanto mi risulta, nello stesso Tirolo non sono così in auge». I due sindacalisti chiedono di avere «elementi di concretezza» prima di parlare di compartecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali.
«È un’idea nel dna della Cisl. Però serve una crescita culturale di imprenditori e dipendenti» afferma Pomini.
Il via al dibattito
Sul tavolo Ianeselli ha messo due proposte. La prima è appunto una «Camera del lavoro» che affianchi la Camera di commercio delle imprese.
Il segretario parte dai risultati nella concertazione raggiunti dal Trentino, «più vicino alla Sozialpartnerschaft austriaca che alle relazioni sindacali italiane». La Camera potrebbe «raccogliere sviluppandola l’esperienza di Tsm LaRes, la scuola di formazione unitaria dei confederali».
Ianeselli cita poi gli esempi a suo giudizio virtuosi di Bolzano e Innsbruck, bocciando quella della Camera di commercio. Il secondo suggerimento verte sulla partecipazione dei lavoratori nelle scelte aziendali, sempre ispirata al mondo tedesco.
Le reazioni
«Per la camera unica — esordisce Pomini — occorre capire prima la sua finalità. Non so se in Trentino siamo al livello dei Paesi avanzati per quanto riguarda le relazioni tra le parti sociali. Forse per le confederazioni.
Se però si scende al livello delle categorie, spesso manca la sintesi». Da parte del segretario Cisl non giunge «un no a priori»: «Parliamone prima tra di noi su come procedere». Pomini sposta l’attenzione sugli imprenditori: «Faticano ad andare oltre le lamentazioni». Sul raffronto tra camere di commercio, il sindacalista rimarca una distanza da Ianeselli: «Non darei un giudizio così negativo per Trento.
Vero è che gli imprenditori non hanno espresso qualità nella governance». Alotti è il più distante dal collega Cgil. «Il modello della Sozialpartnerschaft funziona per le grandi e non per le piccole imprese. Inoltre, in Austria mi risulta sia in disuso. Io credo che in Trentino dovremmo studiare un modello nostro, aperto all’Europa». Il segretario Uil, che rappresenta i confederali in Via Calepina, pone fiducia nell’ente: «La Camera di commercio di Trento ha avuto qualche problema all’inizio, ma ora comincia a muoversi». Per la partecipazione dei lavoratori, fa una precisazione: «Come Uil lo diciamo da sempre. Ma bisogna partire da presupposti chiari».
Alotti chiude pungendo Ianeselli sulla parola «neocorporativismo» usata assieme a dialogo sociale e concertazione per definire l’attività del «parternariato sociale»: «Ricorda le camere delle corporazioni del Fascio. Dobbiamo fare attenzione al linguaggio, trovando termini meno problematici».
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