Corriere del Trentino – 20 marzo 2024

Carenza degli stagionali, la Uil: «Aprire ai migranti». Spinelli: «Si può ragionare»

TRENTO Quest’anno saranno almeno 1.900 le domande per richiedere l’ingresso in Trentino di lavoratori stagionali extracomunitari da impiegare nei settori agricolo e turistico-alberghiero. Queste almeno le stime che arrivano da Coldiretti e Asat, l’Associazione albergatori e imprese turistiche della provincia di Trento. Il cosiddetto click day, cioè il giorno in cui sarà attivata la piattaforma del Ministero dell’Interno per presentare le domande, si terrà il prossimo 25 marzo. Tuttavia è probabile che nemmeno l’arrivo di questi lavoratori copra l’intero fabbisogno di due settori trainanti dell’economia trentina. Come se non bastasse il sistema pensato dal Governo è poco equilibrato, perché tende a premiare i primi che riescono a inoltrare le richieste dedicate agli extracomunitari.
«Il click day è un sistema inadeguato — commenta l’assessore provinciale allo Sviluppo economico Achille Spinelli — premia più la rapidità che l’effettiva necessità. Proprio per questo già nella passata legislatura siamo intervenuti per ampliare le quote che il governo aveva stabilito per la nostra economia». L’assessore non esclude un nuovo intervento qualora dovessero arrivare richieste dalle associazioni di categoria: «Calibreremo l’intervento sulle esigenze», precisa. Nel 2023 arrivarono in Trentino oltre 2.000 stagionali extracomunitari che vennero assorbiti soprattutto nei settori di agricoltura e turismo, ma anche nell’edilizia e altri comparti minori. «Chiaramente quest’anno i tempi sono già maturi, la stagione turistica è alle porte mentre l’agricoltura è pronta a ripartire e l’edilizia non si è mai fermata, anzi i cantieri sono in piena attività per concludere i lavori del bonus 110». Insomma, il lavoro ci sarà ma non è detto che il governo conceda un numero di quote-ingresso soddisfacente. «Noi puntiamo ai numeri dell’anno scorso, quindi oltre 2.000 stagionali distribuiti nei vari settori — afferma Spinelli — d’altronde l’abrogazione del reddito di cittadinanza non ha inciso particolarmente, qui non aveva mai preso piede e dopo il Covid il settore turistico è ripartito pure al Sud assorbendo gran parte dei lavoratori disponibili. Proprio per questo gli stranieri diventano uno sfogo necessario per la nostra richiesta di manodopera». Eppure per i sindacati la carenza di stagionali è legata anche agli stipendi bassi e a scelte politiche poco azzeccate. «Settori come quello del turismo e dell’agricoltura dovrebbero puntare a concedere retribuzioni più alte, in Trentino gli stipendi sono più bassi della media nazionale», dichiara Walter Alotti, segretario generale della Uil. «Non è un caso che i giovani trentini non rimangano a lavorare in questi settori come dipendenti, inoltre troppo spesso si ricorre ai voucher per risparmiare». Un altro grande tema è quello degli alloggi, gli stagionali che non risiedono in Trentino faticano a trovare un alloggio in affitto a un prezzo accessibile. «Sull’edilizia pubblica scontiamo un ritardo di dieci anni — riprende il segretario della Uil — ben venga la legge per trasformare gli alberghi in foresterie ma bisogna fare attenzione affinché questi recuperi non si trasformino in speculazioni immobiliari. Molti imprenditori dovrebbero decidersi a mettere mano al portafoglio per investire nella ricettività dedicata ai propri lavoratori, senza i quali non sarebbe possibile raggiungere gli obiettivi di produzione». Nel mirino della Uil finisce persino il sistema d’accoglienza, non più diffuso. «La carenza di lavoratori è il risultato delle politiche della giunta provinciale — rincara la dose Alotti — l’immigrazione viene vista sempre in termini negativi ma quando poi c’è richiesta di manodopera allora la questione non è più un problema. Con il calo demografico avremo sempre più bisogno di manodopera proveniente da altri Paesi». Oltre al ritorno all’accoglienza diffusa Alotti chiede che pure ai richiedenti asilo venga offerta la possibilità di lavorare come stagionali: «Queste persone hanno permessi di soggiorno temporanei che potrebbero essere compatibili con il lavoro stagionale. Servono corsi di lingua e di formazione, magari coinvolgendo l’Agenzia del lavoro, inoltre vanno rimosse tutte quelle barriere normative che impediscono a queste persone di lavorare». In merito a quest’ipotesi Spinelli non chiude la porta: «Esistono reali esigenze di manodopera e laddove ci sono persone che hanno voglia di lavorare non credo vadano frapposti limiti. Prima però bisognerà verificare che una formula simile sia attuabile dal punto di vista normativo, ma valutiamo tutto e un ragionamento si può fare», conclude l’assessore.

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