Il T – 21 aprile 2023
Carriere dei prof, Uil critica «Accesso e mobilità tra i nodi»
Sono diversi gli aspetti del disegno di legge Bisesti sulla carriera docenti a generare scetticismo nei rappresentanti di Uil scuola. Docenti e personale Ata si sono riuniti ieri per confrontarsi sul provvedimento presentato lo scorso 27 marzo dall’assessore all’istruzione Mirko Bisesti.
Il ddl nasce con l’intento di favorire la formazione continua dei docenti, tra cui verranno individuate tre figure. I docenti esperti, a cui si intende affidare compiti di coordinamento della didattica, i docenti ricercatori, a cui assegnare lo sviluppo di progetti e moduli specifici per il miglioramento dell’offerta formativa, e i docenti delegati all’organizzazione, che si occuperanno di incarichi in stretta collaborazione con i dirigenti scolastici. Secondo Uil, il disegno di legge non coinvolgerà democraticamente tutti gli insegnanti. «I precari e i messi in ruolo con meno di cinque anni di servizio non potranno partecipare a queste procedure concorsuali», ha denunciato Pietro Di Fiore, segretario organizzativo di Uil del Trentino. Il concorso per poter perseguire le tre carriere sarà riservato a 450 docenti selezionati dai dirigenti. Successivamente, solo 225 insegnanti andranno a ricoprire questo tipo di ruolo. «Dire che il ddl è discriminatorio è tendenzioso. È l’abc di ogni contesto lavorativo: per fare carriera è necessaria esperienza», ribatte la sovrintendente scolastica Viviana Sbardella. Sarà un modo per dare a coloro che sono veramente competenti l’opportunità di crescere all’interno delle istituzioni scolastiche. «Nel mondo della scuola, forse più che in altri ambiti, è essenziale l’esperienza: si possono studiare tutti i libri di pedagogia che si vuole ma quando entri in classe è l’esperienza ad affinare le competenze».
Un’altra critica sollevata da Uil riguarda l’aspetto della mobilità. «Non è un disegno di legge che si occupa della carriera dei docenti. Se infatti, dopo un periodo di formazione, si diventa docente esperto, basta la richiesta di trasferimento in un altro istituto a portare all’abbandono della qualifica», ha aggiunto Pietro Di Fiore. Se si volesse cambiare posto di lavoro, avverrebbe la cosiddetta restituzione dei ruoli di provenienza e si tornerebbe al grado di docente “semplice”. «Il ddl prevede che in ogni istituto, nell’arco di sette o otto anni, il 40% degli insegnanti sia esperto. Se un professore dovesse chiedere il trasferimento in una destinazione dove tutti i posti sono saturati, dovrà decidere se rimanere nell’istituto di provenienza o trasferirsi lasciando la qualifica», spiega la sovrintendente scolastica. Questa modalità è stata pensata per evitare che in certe scuole ci siano più esperti che in altre e per aiutare l’equità della distribuzione delle figure. «Lo stesso avviene già per quanto riguarda la classe di complessità. Sarebbe come dire che un docente di matematica che decide di trasferirsi a Trento viene svantaggiato dal fatto che nella città si assumono solo professori di italiano». Secondo Uil un’altra criticità è rappresentata dalle modalità di finanziamento delle carriere: «I docenti esperti andrebbero a guadagnare 1500 euro in più nella loro busta paga annuale. La proposta è intanto di spostare i denari sulla valorizzazione del merito, per poi fare dei tagli sugli organici per il problema della natalità». Nelle prime classi della scuola primaria, il calo demografico si inizia a fare sentire. «Non è vero che verrà licenziata parte del personale. Dato il numero sempre più basso di alunni, si comincerà a reclutare meno insegnanti». Nonostante gli scontri in Trentino, la regione continua a essere vista come un’isola felice nel resto d’Italia.
«Si crede che il mondo della scuola trentino sia pieno di vantaggi: stipendi più alti, numerosi servizi e benessere. So bene che la realtà è molto differente», ha dichiarato Enrico Bianchi, segretario generale di Uil Scuola. A livello nazionale, l’unione si batte per evitare la regionalizzazione della scuola pubblica. «In campagna elettorale, tutti si riempivano la bocca di scuola e istruzione, ma non è stato fatto nulla. Anche per le pensioni, si era stabilito aprile come mese in cui fissare un tavolo di confronto sulle pensioni. Non è più accaduto».
Scarica il pdf: IL T scuola ART 210423
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