Corriere del Trentino – 05 febbraio 2023
Carriere docenti,la manovra costerà oltre 10 milioni La Uil: «È un bluff»
TRENTO È stata annunciata come una rivoluzione nel mondo della scuola, un giusto e doveroso riconoscimento del lavoro dei docenti e un esempio a livello nazionale. Ma di concreto non c’è ancora nulla e in tema di sostenibilità la manovra lascia qualche perplessità. «È un bluff», sintetizza il segretario della Uil Scuola, Pietro Di Fiore, che non ha mai nascosto i suoi dubbi in merito alla riforma delle carriere docenti. Il Ddl non è ancora stato presentato, ma sono stati già diffusi alcuni numeri e cifre.
L’analisi dei dati delinea una spesa per la Provincia che potrebbe sfiorare i 10 milioni e mezzo di euro. La manovra prevede un incremento retributivo di circa 300 euro al mese lordi che riguarderebbe il 40% circa dei docenti (ossia 2.670 insegnanti), moltiplicando la cifra per tredici mensilità si arriva a 10 milioni e 413mila euro. «Parliamo di una cifra— osserva Di Fiore — pari al costo della metà di un rinnovo contrattuale triennale, ossia 22 milioni di euro (110 euro lordi mensili a docente). Ma c’è qualche docente, tanto ingenuo quanto sprovveduto, che può pensare di ottenere 100 euro lordi di aumento mensile, mentre altri 350 perché esperti?».
Lo schema illustrato sul futuro della carriera dei docenti di ruolo si svilupperebbe portando a premio il 40% degli insegnanti (i docenti di ruolo in servizio in Trentino sono 6317), il primo gradone riguarda la figura del «docente esperto» che a regime potrebbe coinvolgere il 30% degli insegnanti, il 5% potrebbe diventare «docente ricercatore» e un altro 5% «docente collaboratore» del dirigente scolastico. Il totale dei docenti «premiati» raggiungerebbe quindi il 40% e ai diversi livelli di carriera si accederebbe attraverso uno specifico concorso. Se le previsioni annunciate si concretizzeranno la spesa per la Provincia di Trento sarà piuttosto elevata. Per la Uil Scuola c’è «un’unica strada per recuperare queste risorse: tagliare il finanziamento alle cinque scuole private, sebbene paritarie, che fanno concorrenza alla scuola a carattere statale». Fattibile? Si parla di 15 milioni di euro l’anno.
In questo quadro si innesta un altro tema: la mobilità. «Una volta attribuite, con giusto merito, le onorificenze conquistate, come si tradurranno nell’esercizio del diritto alla mobilità, ovvero nel diritto di ottenere una sede scolastica vicino alla propria residenza? Ogni docente esperto — si chiede Di Fiore della Uil — dovrà controllare le disponibilità di posti da ricercatore, collaboratore o docente esperto. Altrimenti non potrà ottenere il trasferimento».
Poi c’è il tema dei precari. «Le risorse — insiste il sindacato — potrebbero essere utilizzate per stabilizzare i precari che in Trentino superano il 20% dell’intero corpo insegnante». Secondo uno studio effettuato a livello nazionale dalla Uil Scuola Rua la stabilizzazione dei docenti costerebbe 715euro all’anno a persona. In Trentino la cifra potrebbe essere leggermente più alta. «Se i colleghi precari in Trentino sono circa 2000 — ragiona Di Fiore — con due milioni di euro l’anno avremmo quasi tutto il personale con un contratto a tempo indeterminato».
Ma sono diverse le voci critiche sul progetto, così come è stato illustrato attraverso le prime anticipazioni. In un documento si erano espressi anche il presidente del Consiglio del Sistema educativo, Giovanni Ceschi e il vice Maurizio Freschi ricordando che il compito principale dei docenti è quello di insegnare: «Puntare su una carriera che miri a trasformarli in burocrati di supporto non può che rivelarsi un danno per la qualità dell’istruzione trentina».
In tema di burocrazia è netto il giudizio del consigliere Filippo Degasperi (Onda) che ritiene positiva l’idea della revisione delle carriere a livello generale «ma solo se valorizzasse quello che un insegnante fa davvero per la scuola e in classe. Questo è un tema di derivazione renziana — spiega — e non avrà ricadute sulla didattica, ma sulla burocrazia. Abbiamo riempito le scuole di burocrazia. Stanno appesantendo il lavoro degli insegnanti e la moltiplicazione sterminata di adempimenti burocratici aumenta anche il rischio di ricorsi». Ma c’è un altro aspetto: secondo Degasperi la revisione delle carriere rischia di demotivare gli insegnanti che, per vari motivi, scelgono di non seguire quella strada. «Siamo a fine legislatura e sulla scuola non hanno fatto nulla, si erano presentati cone i restauratori ante Renzi e di tutti gli impegni che aveva preso il centrodestra non è stato realizzato nulla», chiosa.
La rivoluzione della carriera dei docenti è stata trattata anche nel Consiglio del sistema educativo di venerdì, nell’incontro è stato chiarito che il progetto è ancora in itinere. «Colpisce il fatto che l’assessore Mirko Bisesti e la sovrintendente Viviana Sbardella abbiano descritto un progetto senza avere in mano nulla di definitivo — commenta il presidente della Consulta dei genitori Maurizio Freschi — . Mancano ancora risposte certe dal ministero sulla compatibilità a livello nazionale, sulla scelta se renderlo definitivo o legarlo a funzioni specifiche. È tutto vago. È imbarazzante. È stato spiegato l’iter, ma non è stato detto nulla del Ddl». Per Freschi manca «il rispetto verso il sistema scolastico che ha come primo obiettivo la formazione dei ragazzi e non gli interessi elettorali». E aggiunge: «Sarebbe stato il caso di cercare prima un confronto con le componenti interessate per un’eventuale adattamento».
Scarica il pdf: CORRIERE scuola ART 050223
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