l’Adige – 23 giugno 2024
Casa, serve un grande piano decennale
La giunta provinciale e l’assessore all’edilizia pubblica Simone Marchiori annunciano lo stanziamento di 8 milioni di euro per il sostegno agli affitti delle famiglie e i sindacati alzano le antenne, sottolineando che si tratta di un provvedimento già annunciato e comunque insufficiente. Walter Alotti, segretario provinciale della Uil, analizza in questa intervista le problematiche.
Alotti, che cosa pensa di questo annuncio dell’assessore Marchiori? «Sono provvedimenti annunciati più volte. Di nuovo c’è solo il finanziamento di tre gare piccole, da 500 mila euro l’una, per cercare di mettere a posto gli alloggi di risulta con gli artigiani, senza dover rischiare ricorsi per una gara europea. Per il resto siamo al continuo annuncio di cose che a noi vanno bene, per carità. È stato aumentato lo stanziamento solo perché sono aumentate le domande, è un atto dovuto, certamente meglio questi otto milioni dei precedenti 6 milioni e mezzo».
Ma quindi non bastano? «Certo che no, continuano a dire che lavorano a un piano di housing sociale, ma siamo a quello che c’era nel 2018, hanno individuato il SGR che deve fare da veicolo finanziario, ma passeranno due o tre anni prima che si vedano i progetti di lavoro. Il sindacato ha chiesto almeno un piano decennale di alloggi, la giunta parla di 30 mila metri cubi da recuperare e convertire in case di edilizia pubblica».
Però intanto si pensa a queste 4 mila famiglie… «Sì, queste sono veramente sulla strada. Bisognerà almeno rendere disponibili 500 alloggi all’anno. Ci sono mille e cento alloggi sfitti. Noi chiediamo da tempo di fare mettere ai privati alloggi a disposizione delle famiglie, vista la concorrenza del turismo e degli studenti, chiediamo un fondo di garanzia, bisognerebbe incentivare una tassazione più bassa con la cedolare secca al 10%».
Cosa altro manca? «Il fondo per la morosità incolpevole, a favore di quelli che perdono il lavoro, o hanno una malattia e non possono più pagare l’affitto. In molte parti d’Italia c’è questo fondo, è uno strumento di cui una società civile si dota. E poi ci sono le cattedrali nel deserto, penso a San Pio X o alle palafitte di San Bartolomeo, 98 alloggi che sono diventati 46. Dovevano essere fatte le palazzine e anche il Comune di Trento è in ritardo, i venti milioni arrivati con le provvidenze nazionali dieci anni fa ormai sono svalutati».
Ma perché non si sistemano questi alloggi? «Perché ci sono i meccanismi degli appalti. L’assegnazione di questi alloggi di risulta può essere una soluzione. Ora anche gli artigiani sono interessati a sistemare gli alloggi Itea: fino all’altro giorno la schifavano, ma siccome comincia a calare il lavoro… Poco male, l’importante è che siano messi a norma e vengano assegnati. L’assessore Marchiori parla di zone periferiche, ma si sbaglia, dobbiamo guardare alle zone ad alta densità. Le imprese non trovano lavoratori, anche quelle della manifattura, e ora anche gli imprenditori sono interessati e mettono la casa in cima alle loro aspettative».
E per i duemila alloggi sfitti privati? «Per dieci anni è stato fatto terrorismo sugli extracomunitari, incutendo solo timore. Così non solo gli stranieri, ma anche i trentini, non trovano casa. I proprietari si sentono garantiti se affittano al professionista con alto stipendio. Si spera in una politica lungimirante, con nuovi studentati, levando un po’ di studenti dal mercato della casa».
Altre vostre proposte? «Abbiamo già chiesto di rivedere i requisiti Iceef, fermi a 20 anni fa, con modalità che potrebbero alleggerire le liste d’attesa. Poi serve che Comuni e Comunità di Valle facciano parte del CDA di Itea, perché conoscono la situazione residenziale dei loro comuni, ma su questo c’è l’ostracismo della Provincia. E non sappiamo ancora chi sarà il presidente di Itea, contano più le “careghe” che i problemi, Itea deve ripartire con un altro piglio. Bisogna metterci più risorse in assestamento, bisogna passare ai fatti e non rimanere fermi agli annunci o alla tattica per tenere buona l’utenza o i residenti».
Per non parlare dei giovani che non riescono ad acquistare la prima casa… «Sono quindici anni che non abbiamo una politica per la prima casa e per i giovani. Bisogna mettere mano alle garanzie. Usiamo Cofidi per gli artigiani, bisogna provare a ragionare se è possibile inventarsi una formula tecnica per un prestito d’onore, per abbattere almeno gli interessi sui mutui».
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