16 aprile 2017 – Corriere del Trentino

Quella sottile linea rossa

LA BULIMIA

DA POTERE

di Luca Malossini

«Il potere si assuefà alla propria voce. Quando l’assuefazione è completa, la scambia per la voce di Dio». La citazione — proveniente dal libro di Alberto Asor Rosa, «L’ultimo paradosso» (editrice Einaudi) — può essere utilizzata per osservare con altri occhi quanto sta succedendo nel pianeta Itas travolto da una bufera che non è solo giudiziaria. La magistratura farà il suo corso e racconterà la sua versione. Nel frattempo, però, c’è già una storia che emerge dalla lettura delle cronache e che chiama in causa il rapporto, a quanto pare viscerale, dell’uomo con il potere. Da sempre conflittuale, la gestione del potere scorre via lungo una sottile linea rossa che divide il bene e dal male. Basta un niente e si precipita in fondo al burrone dell’avidità, della voglia di arraffare tutto, possibilmente in fretta, costi quel che costi.

La domanda che in molti si stanno ponendo davanti all’«affaire Itas» è come sia stato possibile che persone che hanno tutto — visibilità, prestigio, soldi — non riescano a tenere a bada la bulimia da potere perdendo ogni tipo di freno inibitore. Ciò che prepotentemente si sta facendo largo nella fitta ragnatela di benefit e regalie varie chiama in causa proprio una relazione distorta con il potere. Che un simile scenario si sia materializzato all’interno di una realtà importante e radicata sul territorio trentino qual è l’Itas, con alle spalle un’antica storia di assistenza e aiuto reciproco, suona come un’atroce beffa. Certo, avremmo potuto riscontrare la stessa dinamica pure in altre situazioni e in altre realtà, ma nel Trentino della solidarietà lo strappo è stato netto: come hanno detto i segretari di Cgil, Cisl e Uil, l’inchiesta apre una profonda ferita nel tessuto di questa terra. Probabilmente l’abbondante retorica con cui si dipinge la nostra provincia come incontaminata dovrebbe lasciare il posto alla normalizzazione della realtà. Non siamo, insomma, né peggio né meglio di altri.

Il grande giornalista Tiziano Terzani scrisse che «il potere è una trappola. Perché corrompe, fagocita, tira dentro sé. Il mio istinto è sempre stato di starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all’idea di essere vicini al potere, di dargli del tu». Cosa sta allora alla base del desiderio di potere o della sadica soddisfazione che alcuni traggono dall’abusarne? Quale limite c’è tra giusta gestione del potere e abuso? Sono interrogativi che esulano dal «caso Itas» e che impongono a tutti noi una profonda riflessione.

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