Trentino, Corriere del Trentino – 12 gennaio 2023
Cavalese, no dei sindacati al pubblico-privato
Anche i sindacati bocciano il partenariato pubblico privato previsto per l’ospedale di Cavalese. A preoccupare Cgil, Cisl e Uil non è tanto la localizzazione a Masi, quanto la tutela dei lavoratori impiegati nel settore.
«Questa formula — sottolineano infatti Maurizio Zabbeni, Michele Bezzi e Stefano Picchetti, che rappresentano le tre sigle sindacali al Tavolo provinciale degli appalti — non garantisce adeguate tutele a tutte le lavoratrici e i lavoratori degli appalti». Il rischio di un ospedale realizzato con la formula del partenariato pubblico privato dunque, avvertono, è di avere «drammatiche ricadute sulle tutele sociali garantite dalla legislazione provinciale».
«Avevamo chiesto garanzie al Tavolo appalti — denunciano i sindacalisti — ricevendo assicurazioni, che sono state del tutto disattese. Le linee guida assunte con deliberazione della giunta provinciale, infatti, non richiamano in alcun modo le stazioni appaltanti a opportune e obbligatorie valutazioni sociali legate alle clausole sulla tutela occupazionale e delle condizioni di lavoro, economiche e normative».
Per l’ospedale di Cavalese — «Ma varrebbe ancora di più nel caso del nuovo ospedale trentino», dicono — «non ci sarebbe alcuna certezza di condizioni né di continuità occupazionale per le lavoratrici e i lavoratori oggi impegnati nella manutenzione del calore, nella ristorazione, nelle pulizie dell’attuale ospedale. Non trattandosi di un cambio di operatore nella gestione di un appalto, verrebbero meno infatti tutte le clausole sociali».
Cgil, Cisl e Uil non lasceranno comunque cadere la questione: «Nella prossima convocazione del tavolo appalti — assicurano Zabbeni, Bezzi e Picchetti — riaffermeremo la nostra contrarietà, chiedendo la modifica delle linee guida sul partenariato pubblico privato e ribadendo la necessità di ricorrervi solo nei casi in cui sia veramente efficace».
E se da parte dei vertici provinciali le istanze dei sindacati non saranno considerate, si passerà alla linea dura, mettendo in campo «ogni azione» per tutelare i lavoratori del settore. «Siamo pronti anche alla mobilitazione» promettono Zabbeni, Bezzi e Picchetti. «È inutile — concludono — continuare a riempirsi la bocca nel dibattito politico delle basse retribuzioni e del lavoro precario e povero, se poi la stessa politica gestisce la cosa pubblica alimentando la catena dello sfruttamento negli appalti».
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