20 novembre 2018 – Trentino, Corriere del Trentino
Cgil, Cisl e Uil incalzano la nuova giunta
«Sul welfare nessun passo indietro»
I confederali bocciano la manovra nazionale: «Debiti per spot elettorali, non per la crescita e il lavoro»
La legge di stabilità proprio non piace a Cgil, Cisl e Uil che ieri si sono ritrovate a un tavolo comune per consigliare una piattaforma — un documento unitario — su cui si potrebbe confrontare il governo per la prossima manovra. Al centro, naturalmente, lavoro e sviluppo, su cui — si è detto — non si investe abbastanza. E la manovra provinciale? Per le osservazioni dei confederali bisognerà aspettare. «Incontreremo Maurizio Fugatti e la sua giunta la prossima settimana — dice Walter Alotti, segretario della Uil — ragioneremo sulla finanziaria e naturalmente al centro metteremo e chiederemo investimenti, sviluppo e politiche attive per il lavoro. Sul welfare, che nel nostro territorio è già avanzato rispetto al resto del paese, chiederemo di non tornare indietro».
In attesa del confronto a livello locale, Cgil, Cisl e Uil esprimono diverse perplessità su quella nazionale. «Il problema non è sforare il tetto del deficit — ha chiarito Angelo Colombini della segreteria nazionale della Cisl presente ieri a Trento — ma constatare che queste risorse non vengono usate per sostenere la crescita e creare lavoro».
Per le tre sigle sindacali, «l’utilizzo degli oltre 22 miliardi di spesa previsti in deficit dalla manovra dovrebbe essere finalizzato a nuove politiche che mettano al centro il lavoro e la sua qualità, in particolare per i giovani e le donne e che prevedano investimenti in infrastrutture materiali e sociali». Lorenzo Pomini, segretario provinciale della Cisl, affonda: «Vengono tolte risorse e vengono dirottate su altre politiche da slogan elettorali che ora si stanno realizzando e anche male». Il richiamo è, ad esempio, al taglio dei congedi di paternità «oltre a un arretramento sulla parità di genere — commenta Pomini — ci troviamo davanti a soldi che serviranno per la flat tax che va nella direzione di premiare chi le tasse non le paga o non le vuole pagare, o per le pensioni quota 100, più penalizzanti della Fornero, vedremo cosa uscirà dal confronto».
Insomma, il dito è puntato sui tagli e uno sbilanciamento della spesa senza però prevedere di contrappasso un rilancio degli investimenti. Insoddisfacente anche la strada imboccata con il reddito di cittadinanza «su cui in Trentino abbiamo una esperienza decennale — puntualizza Franco Ianeselli, segretario Cgil — e sui cui va assunta con forza la necessità di rafforzare la rete dei servizi pubblici con cui accompagnare la misura. Costruire politiche di assistenza senza un vero potenziamento dei servizi sarebbe follia».
Le sigle sindacali trentine hanno quindi espresso il desiderio di aprire un confronto con il nuovo esecutivo provinciale. Si parte da una posizione: «Giudicheremo la nuova giunta alla prova dei fatti». Intanto, alcuni punti da cui muoversi sono stati messi. Anzitutto, la macchina pubblica trentina, «al di là della retorica usata in campagna elettorale, ha dimostrato di essere efficiente di fronte all’emergenza maltempo». La nuova giunta dovrà quindi prendere atto che «gli strumenti costruiti insieme alle parti sociali, come il Fondo di solidarietà trentino, sono in campo per sostenere le imprese e i lavoratori che hanno subito danni dal maltempo». La seconda considerazione riguarda lo spacchettamento delle deleghe sull’economia in più assessorati. Una scelta che non convince Cgil, Cisl, Uil, «mentre pare essere stata apprezzata dalle associazioni datoriali che in questa decisione hanno trovato risposte alle loro attese, più legate a logiche di parte, però, che ad una visione generale».
L’ultima questione è la gestione delle sfide che attendono il Trentino nei prossimi anni, come la globalizzazione e il cambiamento tecnologico. Come affrontare queste sfide? Per i sindacati attraverso la formazione continua per i lavoratori — non solo quando sono fuori dal mercato del lavoro, ma durante tutto il loro percorso lavorativo — e con le politiche attive, per favorire non solo la riqualificazione professionale dei lavoratori più anziani, ma anche per dare risposte efficaci ai giovani che chiedono al mercato proposte adeguate alle loro competenze.
L’assessore Bisesti si sta progressivamente informando sulla questione, analizzandone i punti centrali: «Si tratta del passaggio dei lavoratori dei singoli musei alle dipendenze della Provincia, con l’intento di creare una regia amministrativa unica, lasciando invece piena autonomia nella gestione artisticoculturale ai singoli musei. Un’iniziativa che ha aspetti positivi e condivisibili da un lato, ma che dall’altro fa emergere le criticità che si sono sentite». «Per questo – conclude Bisesti – farò in modo di confrontarmi a breve con le varie parti interessate per cercare la migliore soluzione possibile per tutti, per la Provincia ma anche ovviamente per i musei e i dipendenti».
Attualmente il Muse conta 85 dipendenti diretti e un centinaio di lavoratori esternalizzati alle cooperative (ClaConsorzio lavoro ambiente di Trento, Società cooperativa culture di Venezia e Socioculturale cooperativa sociale onlus di Marghera).
Scarica il pdf: bilancio ART 201118
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