25 gennaio 2017 – Corriere del Trentino
Chiusura della Cmi, la proprietà è «irremovibile» Mobilità, primo incontro con i sindacati. Dubbi sugli 80 milioni di perdite in sei anni
La chiusura della Cmi e il conseguente disimpegno del gruppo Calvin Klein dal Trentino appare un processo «irreversibile». Poco da fare per i 57 dipendenti (che si occupano soprattutto di gestione di fornitori terzi di abbigliamento), ai quali è già stato comunicato il licenziamento. Ieri i sindacati hanno incontrato per la prima volta l’azienda nell’ambito della procedura di mobilità.
La multinazionale ha in mente di riorganizzare il proprio modello di business, concentrandosi su New York e Milano e affidando attività in outsorcing. «Già quando avevanoterminato l’altra procedura di mobilità — spiega Osvaldo Angiolini della Uiltec —, avevano chiuso il reparto della “line speciale”, uno dei motivi per cui Trento veniva mantenuta. Ora la sede di Mattarello non è più congeniale». Nel corso dell’incontro a Confindustria alcuni lavoratori hanno manifestato ai cancelli. «Forse c’è spazio per il ricollocamento di qualcuno a Milano, o per il subentro di una nuova proprietà. Ma sono processi difficili» ammette il segretario Alan Tancredi.
Ivana Dal Forno, per la Femca Cisl, aggiunge: «Abbiamo chiesto alla delegazione aziendale di portarci i dati dell’operazione e di farci capire se licenziando 57 persone i conti si sistemano. Infatti il prospetto che ci viene dato è strutturato in modo da allocare tutti i costi su Cmi». Quello che ci si chiede è come sia possibile che in 6 anni Cmi abbia accumulato 80 milioni di perdite. Per Mario Cerutti, segretario Filctem Cgil, «è necessario che la Cmi si faccia carico di un piano sociale per gestire i 57 esuberi». La chiusura è prevista entro inizio primavera.
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