10 agosto 2020 – Trentino
Chiusure domenicali. I sindacati: «Serve un percorso concordato»
TRENTO. Il governo ha deciso di impugnare la legge Failoni che impone le chiusure domenicali ai negozi delle aree “non turistiche”, ritenendo che gli orari dei negozi siano di competenza nazionale. I sostenitori delle aperture domenicali vincono il primo “round”, in attesa della pronuncia della Commissione dei Dodici che valuterà se richiedere l’estensione delle competenze provinciali, prevista per settembre. Una grana per la giunta provinciale ed uno smacco per i sindacati, che hanno appoggiato la legge in nome del diritto dei lavoratori al riposo. Soddisfatte le associazioni datoriali, che vedono confermato il principio della libertà di impresa.
«La decisione era attesa ha commentato il presidente dei Dettaglianti di Confcommercio Massimo Piffer -Siamo soddisfatti che la Presidenza del Consiglio sia intervenuta velocemente per chiarire la questione. È quello che chiedono gli imprenditori: chiarezza, per potersi organizzare».
Piffer ricorda i motivi della contrarietà dei commercianti alla legge Failoni: «Non siamo
contrari ad una rimodulazione delle aperture -ha precisato Piffer Ma occorre un disegno alto e complessivo da portare avanti insieme anche alle grandi catene, senza penalizzare specifici territori, coinvolgendo i Comuni lasciati fuori». Piffer giudica la mossa della giunta un “azzardo” riuscito male: «Non si può dirimere una questione così complessa con una norma affrettata. Nei prossimi giorni incontreremo i rappresentanti dei Comuni di Trento, Rovereto e Pergine per individuare le aperture prioritarie da qui fino a fine anno».
Di tutt’altro avviso i sindacati. La segretaria Filcams Cgil Paola Bassetti ha apprezzato la “forzatura” portata avanti dalla giunta, poiché avrebbe contribuito a smuovere le acque: «Dopo dieci anni in cui non si è fatto niente, bisognava “forzare” con una norma, così che il tema si ponesse in maniera chiara». Bassetti rimarca il tema sociale: «Ci sono tanti lavoratori, soprattutto donne, costretti alle dimissioni perché non riescono a conciliare il lavoro festivo con la famiglia». Anche Walter Largher, segretario Uiltucs, non è rimasto sorpreso dalla decisione del governo: «Era previsto, ma per noi il percorso va avanti. Anche con le associazioni datoriali c’è uno spiraglio di apertura per un percorso concordato. Certo, non è facile quando alcune aziende non vogliono parlare
con i sindacati. O quando aziende grandi come Aspiag e Lidl vogliono tenere aperto 365 giorni l’anno». Largher lancia un monito al centrosinistra, che in queste ore ha accolto con favore l’impugnazione: «Queste forze politiche hanno espresso preoccupazione sul “metodo” della legge, senza prendere posizione per non sbilanciarsi sul sì o sul no alle aperture. I lavoratori meritano chiarezza, anche in vista delle imminenti elezioni». Lamberto Avanzo, segretario Fisascat Cisl, conferma l’impegno dei sindacati: «Chiediamo la chiusura in tutte le festività, con possibilità di aperture mirate per eventi specifici. Serve un nuovo contratto provinciale che riconosca le maggiorazioni domenicali a tutti i lavoratori, per migliorare quel 30% in più previsto dal contratto nazionale, che arriva al 70% nelle aziende con contrattazione aziendale. Ma le maggiorazioni vanno riconosciute a tutti i lavoratori».
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