l’Adige – 19 marzo 2024

Comuni: avanti tutta con le fusioni. La Uil: una legge per obbligare le piccole amministrazioni a fondersi

«Solo una nuova legge di ordinamento degli enti locali che superi le difficoltà organizzative, gestionali e di bilancio delle piccole amministrazioni, “obbligando” alle fusioni dei piccoli Comuni, potrà dare risposte all’agonia strutturale della lacerata “rete municipale” trentina, destinata ad essere poco efficiente ed efficace, composta da piccole “cattedrali nel deserto”» dicono Walter Alotti, segretario della Uil del Trentino, e Andrea Bassetti, segretario della Uil Fpl enti locali. «Per salvare i Comuni occorre un progetto solido e soprattutto condiviso» aggiunge Luigi Diaspro, segretario di Fp Cgil (funzione pubblica) «no a pacchetti precostituiti e autoreferenziali che non tengono in alcuna considerazione la realtà dei fatti e le proposte dei dipendenti e dei loro rappresentanti».
Non si è fatta attendere la reazione del sindacato all’intervista rilasciata domenica a l’Adige da Paride Gianmoena, presidente del Consorzio dei comuni. Gianmoena ha riconosciuto che c’è un problema di appetibilità: il lavoro pubblico non attrae professionalità, i concorsi vanno a vuoto e la burocrazia sta uccidendo i Comuni. Da qui la disponibilità ad accogliere l’indicazione della Corte dei conti: avanti con le fusioni. «È il modello più efficiente, ma dev’essere facoltativo». Gianmoena ha inoltre ricordato che il Cal (Consiglio delle autonomie) ha già indicato in gennaio alla giunta Fugatti la «necessità di creare uffici specializzati ad un livello superiore, o nelle Comunità di valle o nel Consorzio dei comuni, dove concentrare tutte le attività di back office, quelle a più alta specializzazione, che i Comuni, soprattutto i più piccoli, non riescono a garantire al loro interno».
La Uil, con Alotti e Bassetti, commenta: «I processi di fusione dei piccoli Comuni in Trentino hanno dimostrato nel tempo di essere la miglior soluzione per l’efficienza dell’azione amministrativa comunale e quanto invece poco utile sia il “campanilismo” di certi sindaci, rispetto alla necessità di garantire alle cittadine ed ai cittadini servizi di qualità. Questo tanto più in un tempo in cui si è oltretutto manifestato il problema di reperimento di personale pubblico e reso quindi ineludibile l’accorpamento delle realtà territoriali sottodimensionate e dei loro organici». Ma con riguardo alle fusioni, la Uil osserva: «Come per tutti i cambiamenti bisogna crederci veramente». Concorsi deserti, servizi finanziari e tecnici privi di personale, municipi senza segretari: «Quanto si potrà andare avanti nell’emergenza?» chiedono Alotti e Bassetti richiamando Provincia e Cal ad «un cambio di rotta» e a condividere la ricerca delle soluzioni con le organizzazioni sindacali. Inoltre: «Si contrasta il lavoro agile, senza rendersi conto che lo stesso ora, con la crisi di risorse e organici, potrebbe essere “la scoperta dell’acqua calda”, almeno nei servizi di back office. Sarebbe importante» dicono Alotti e Bassetti «che lo stesso presidente del Cal (Gianmoena, ndr) lo spiegasse anche ai diversi sindaci che ne stanno contrastando l’attivazione ancora oggi sul territorio».
«Non ci pare né saggio, né corretto» dice Luigi Diaspro ricordando di avere chiesto da mesi un incontro al Cal, senza avere ottenuto risposta «escludere il sindacato da scelte politiche urgenti e necessarie, visto il grido di allarme non solo del sindacato, ma degli stessi sindaci, preoccupati di non riuscire più a garantire i servizi per l’assenza di segretari e personale». Richiamando l’analisi della Corte dei conti, il segretario di Fp Cgil ribadisce: «La fusione è lo strumento per poter garantire non solo migliore qualità dei servizi, ma anche maggiore attrattività per il personale per funzioni che oltre essere complesse e di grande responsabilità, devono poter garantire formazione, confronto, lavoro di staff, e questo un piccolo comune non può farlo».
Quanto al concentrare alcuni servizi presso centrali operative (Comunità di valle o Consorzio dei comuni), Diaspro osserva: «Va chiarito con quale personale, con quali strumenti, con quali risorse, con quali istituti contrattuali normo-giuridici ma anche economici». Una risorsa potrebbe essere il lavoro agile che però, aggiunge Diaspro «è stato fin qui ampiamente sottoutilizzato per la prevalenza di una cultura del sospetto e dell’ansia del controllo», quando invece «potrebbe risultare di maggiore attrattività ad esempio per i concorsi in comuni particolarmente disagiati per la loro collocazione geografica». C’è poi il capitolo retribuzioni: «Quale incentivo legato ai risultati se l’emergenza è la carenza di personale e, di conseguenza, carichi di lavoro in crescita esponenziale anche, lo dice lo stesso Gianmoena, a causa della mole di innovazioni legislative e telematiche che rendono i processi sempre più complicati e, fatalmente, rallentati?». «Le retribuzioni vanno adeguate all’inflazione che si è portata via oltre uno stipendio in un anno» osserva Diaspro «poi si parli pure del sistema indennitario. Il 6,31% che ci apprestiamo a erogare per il triennio 22/24 è del tutto insufficiente rispetto al 16-18% dell’inflazione nel periodo».

 

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