Il T – 09 maggio 2024

Comunità o impresa? La scelta delle coop

Condivido quanto scritto da Flaviano Zandonai ieri sul vostro giornale riguardo alla paradossalità della situazione che vivono i lavoratori e le lavoratrici delle famiglie cooperative. La contrapposizione fra il rapporto umano che i lavoratori e le lavoratrici hanno con la clientela e il loro ruolo subordinato di dipendenti esiste e con il passare del tempo questo contrasto è diventato un problema. Ma vi è ancora un’altra paradossalità nella cooperazione di consumo Trentina. Se da una parte i lavoratori e le lavoratrici sono anche figli, amici, nipoti della clientela, dall’altra i consigli direttivi delle famiglie cooperative sono composti non da imprenditori del settore ma, per esempio, da persone che, in assoluta buona fede, hanno ambìto il ruolo per il rilievo che questo dà all’interno della comunità di riferimento o da persone che si mettono a disposizione della comunità per garantire il «servizio». Alle volte dietro alle attività dei consigli direttivi si nascondono anche interessi trasversali che, non nascondiamolo, influenzano anche la politica territoriale. Insomma, le famiglie cooperative diventano delle «feudalità» da mantenere anche a discapito delle capacità economico-finanziarie dell’esercizio economico. Oggi i toni non sono alti, ma onesti! Le parti si stanno confrontando come fanno parti che per loro natura, sull’elemento della retribuzione, hanno visioni divergenti o più alle volte parallele, ma mai completamente sovrapponibili. Si dovrebbe guardare con favore a quello che sta accadendo, alla normalizzazione dei rapporti fra lavoratori e datori di lavoro, dove i primi finalmente pretendono un riconoscimento del loro lavoro attraverso la retribuzione, che fino a poco tempo fa si limitava al colpo sulla spalla. Ha ragione Zandonai che nella mediazione si deve trovare l’accordo, però il
bagno di realtà è quello che oggi stiamo facendo, cioè finalmente capire che la mediazione per la mediazione come sino ad oggi si è fatta rischia di farci rimettere solo i lavoratori e le lavoratrici per quel senso di responsabilità che da sempre li contraddistingue. Il sistema cooperativo deve scegliere cosa essere, se ritornare ad essere comunità o se vuol essere solo ed esclusivamente impresa. Nel primo caso deve e dovrà ritornare alle esigenze del territorio coinvolgendo l’intera comunità dal basso, se decide di essere impresa, deve abituarsi alle relazioni, anche alle volte conflittuali. A loro la scelta.

Stefano Picchetti
* Segretario generale Uiltucs Trentino Alto Adige

 

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