Contrasto al caro vita. La nuova social card è uno strumento deludente Cgil Cisl Uil: si tagliano fuori i più poveri e gli anziani. E per i lavoratori vittime dell’inflazione la risposta non sono bonus, ma aumento delle retribuzioni con i rinnovi contrattuali
La nuova social card “Dedicata a te” non convince i sindacati. Il provvedimento presentato dal Governo rischia di rivelarsi poco più che un miraggio. “I paletti fissati per ottenere il bonus di 383 euro rischiano di essere un vero e proprio percorso ad ostacoli per le famiglie anche trentine – fanno notare i segretari provinciali di Cgil Cisl uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Al di là della soglia Isee di 15mila euro appare quanto meno limitante, se non ingiusta, la scelta di tagliare fuori le persone in condizione di povertà che già ricevono altri sostegni o che sono in una condizione di disoccupazione. E’ quasi punitivo anche perché il Governo ha tagliato drasticamente le risorse destinate al contrasto alla povertà, con la riforma del reddito di cittadinanza”.
La card esclude potenzialmente tutti i nuclei bisognosi con meno di 3 componenti e con questi sicuramente anche gli anziani. “E’ stata congegnata in modo peggiore del bonus provinciale di 180 euro – dicono con amarezza – . Per favorire l’inclusione sociale e contrastare la povertà non servono bonus, ma politiche strutturali in grado anche di accompagnare, dove ci sono le condizioni, le persone anche a transitare sul mercato del lavoro”.
E sul contrasto al caro vita aggiungono: “Indubbiamente l’inflazione ha messo in difficoltà moltissime famiglie, anche in Trentino. Ed in particolare ha messo in difficoltà le famiglie di lavoratori con reddito fisso medio basso che hanno visto evaporare due mensilità in un anno. La risposta a questi cittadini non si costruisce con una card che vale poco più di due euro al giorno, ma favorendo il rinnovo dei contratti di lavoro, contrastando il lavoro povero e il precariato, alzando le pensioni”. Ieri l’Ocse ha certificato che l’Italia è il Paese con il calo dei salari reali più forte tra le principali economie Ocse. Alla fine del 2022, le buste paga erano crollate del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. Una discesa continuata nel primo trimestre di quest’anno, con una diminuzione su base annua del 7,5%. “In questo scenario 383 euro per i nuclei con Isee fino a 15mila euro è una goccia nel mare”.
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